Cercare di essere disponibili. Estremamente disponibili. In uno strano limbo, dove il confine tra disponibilità e sottomissione è labilissimo. E poi sorridere. Sorridere sempre.
Si chiama, tecnicamente, “parasubordinazione”: trattasi di un tipo di rapporto con caratteristiche intermedie tra il lavoro subordinato e quello autonomo. E’ una forma di collaborazione svolta in maniera continuativa, collegata con la struttura organizzativa del datore di lavoro. Sono considerati lavoratori parasubordinati i lavoratori a progetto, i collaboratori occasionali, i somministrati, le partite IVA, i tirocinanti, gli stagisti, i lavoratori con contratti di formazione e le mille altre tipologie di lavoratori considerati “atipici”. Così tanti e così diversi da porre innanzitutto un problema di identità, di riconoscimento di una storia comune collettiva. Che però esiste, perché alcune caratteristiche accomunano per intero questo universo, spacciato come “lavoro flessibile”…