L’albergatore e il riso bruciato: storiella edificante sul razzismo inconsapevole

Il 12 Giugno scorso, a Monteroduni, i migranti confinati da Aprile nell’Hotel Holiday si sono rivoltati contro le umilianti condizioni di trattamento che ricevono da mesi, senza peraltro nessuna certezza sui tempi di permanenza nella struttura – una delle strutture improvvisate individuate dalle Prefetture per rispondere alle indicazioni del decreto Alfano sull'”emergenza”, del mese di Gennaio -.

Avevamo già descritto le condizioni di soggiorno, di incertezza di diritti dei migranti confinati all’Hotel Le Cupolette di Vinchiaturo: ciò che accade a Monteroduni è solo la triste conferma del fatto che non ci sono eccezioni alla regola.

I migranti, a detta dei non precisissimi media locali, protestano per la scarsa qualità e varietà del cibo e per la mancata erogazione del cosiddetto pocket money, i 2,50 euro al giorno che, da decreto, tutti i migranti dovrebbero ricevere. La disumanità, il razzismo e il classismo di tutto il sistema di “accoglienza” dei migranti in Europa emerge da queste piccolezze: migliaia di storie, vite, identità tutte differenti vengono ridotte a scendere in piazza per rivendicare anche quella miseria che la legge sulla carta garantisce e nella quotidianità è negato (si veda la buona inchiesta di Repubblica a proposito).

Il razzismo, la discriminazione, il trattamento umiliante dei migranti non passano però, e purtroppo, solo per i decreti, o peggio per i massacri quotidiani in mare di cui siamo i soli responsabili: si compongono, infatti, di tante piccole cose, in una rete di microscopiche malversazioni, “innocenti” pregiudizi, che insieme concorrono a comporre il quadro della vasta opera di segregazione umana che l’Unione Europea mette in essere sulla pelle dei migranti.

Qui casca l’asino, o meglio: qui si conquista i suoi quindici minuti di celebrità l’amministratore dell’Hotel Holiday di Monteroduni: la classica “brava persona”, titolare di un albergo che probabilmente non navigava nell’oro – l’8 Aprile scorso l’assessore Petraroia denunciava sul suo blog che l’albergo non aveva i soldi per garantire il servizio e chiedeva la rescissione del contratto con la Prefettura – e che ha colto la palla al balzo offertagli dalla cosiddetta “emergenza” per assicurarsi almeno 36 euro al giorno a migrante – tanto corrisponde la Prefettura agli esercenti per ogni “ospite”.

Nel video pubblicato da Isernia News l’albergatore dice la sua sulle ragioni della protesta: è una vera e propria perla. L’uomo purtroppo anonimo ci spiega che la colpa è solo degli immigrati, se stanno male a causa del cibo (ricordiamo che Petraroia denunciava che era stata la comunità di Sant’Egidio a farsi carico dell’acquisto dei generi di prima necessità, i primi giorni, perchè l’hotel non disponeva della liquidità necessaria): queste persone, in quanto africane (il volenteroso albergatore si è premurato di farsi spiegare “la cultura africana”), non sanno mangiare in modo sano: pretendono un chilo di zucchero per un litro di tè,  non hanno orari per mangiare, mangiano il riso bruciato (è quello che li fa stare male), mangiano roba scaduta…

Sia chiaro: al di là di aver trovato un modo per riempire l’albergo mettendosi in tasca qualche denaro senza spenderne molti, questo signore non ha colpe. Non ha più colpa di chi accoglie le scolaresche in gita e per una settimana propone pasta scotta al pomodoro e petto di tacchino arrosto: il problema è che questo signore, nè più nè meno onesto di un qualunque altro piccolo commerciante, non ha il benchè minimo requisito, la benchè minima capacità, la benchè  minima sensibilità per assolvere a quei pur minimi doveri che il contratto con la Prefettura gli impone.

Il contratto: secondo l’albergatore il contratto prevede “il soggiorno e il mangiare“. In realtà la circolare Alfano prevede “vitto, alloggio, fornitura e cambio biancheria letto, abbigliamento adatto alla stagione, mediazione linguistica, orientamento alla formulazione della richiesta di protezione internazionale, 15 euro di ricarica telefonica una tantum e 2,5 euro al giorno a persona per le piccole spese“. Inoltre sconsiglia di rivolgersi a strutture alberghiere.

Il signor prefetto di Isernia, Francesco Piritore, sulla base di quali requisiti ha stipulato il contratto con l’Hotel Holiday? Chi è tenuto, da contratto, a fornire l’abbigliamento, la mediazione, l’orientamento? Quali compiti sono svolti dall’albergatore, quali in modo del tutto volontario dalle associazioni? Chi vigila sul rispetto del contratto?

E’ necessario, oggi più che mai, un sussulto di dignità: non possiamo continuare ad accettare tacendo che tutto questo accada, a fingere di non vedere anche quando avviene a pochi chilometri da noi. Non possiamo tollerare che un albergatore qualunque di un comune qualunque di una provincia qualunque di questo gretto, triste e meschino paese che è l’Italia abbia la possibilità di dare o negare l’elemosina che lo Stato stabilisce per i migranti, possa discettare sulla loro dieta, la loro cultura, le loro colpe se mangiano e stanno male. Non possiamo accettare che l’infantilizzazione dei migranti continui e si perpetui a uso, consumo e vantaggio di albergatori in crisi economica, associazioni truffaldine, operatori sociali senza scrupoli, in un sistema che, specie al Sud, diventa ogni giorno che passa una fonte di reddito sempre più importante (il centro di Mineo, provincia di Catania, “fa campare” 250 persone, tanto per fare un numero).

Dobbiamo una volta per tutte rifiutarci di collaborare a un sistema di segregazione razzista e classista: rifiutarci di supplire alle carenze dello Stato col volontariato, le donazioni, le prestazioni di lavoro gratuito, o quantomeno rifiutarci di farlo nelle strutture statali, nei posti e al posto di chi sarebbe titolato e tenuto a farlo. L’unica cosa sensata e dignitosa da fare è sostenere le rivolte e le fughe, con ogni mezzo, ovunque si presentino, e lavorare per il collasso, più che per la perpetuazione, di questa vergogna.