“Poveri africani” o rifugiati? Come un problema politico diventa questione umanitaria

IMG_1554Le proteste dei richiedenti asilo fuggiti all’inizio del 2011 dal Nord Africa, e in special modo dalla Libia in guerra, sono esplose nei mesi scorsi un po’ in tutta Italia*. Mercoledì scorso, anche i richiedenti asilo che vivono da più di un anno in vari paesi del Molise, della cui situazione abbiamo scritto più volte, hanno manifestato davanti alla Prefettura di Campobasso.

È imbarazzante il modo in cui ieri la stampa molisana ha trattato della questione**. Tanto per cominciare, i titoli e gli articoli parlano di “immigrati” o di “extracomunitari”: anche volendo trascurare il fatto che “extracomunitario” è un termine discriminatorio (i giornali parlerebbero mai di “extracomunitario” in riferimento ad un cittadino statunitense? Eppure “extracomunitario” vuol dire letteralmente “cittadino di un paese fuori dalla comunità europea”), i giornalisti sono male informati, perché chi ha manifestato sono più propriamente dei richiedenti asilo.

Probabilmente, nessun ha spiegato ai giornalisti molisani come è andata la faccenda. Facciamo una rapida ricostruzione (qui un articolo più esaustivo):
1. queste persone sono fuggite da una guerra che l’Occidente ha deciso di scatenare;
2. arrivate in Italia, sono state spinte a fare domanda di asilo, e molte di loro, dopo mesi o anche anni, sono ancora in attesa di una risposta, per colpa delle lungaggini burocratiche delle Commissioni;
3. essere in attesa di una risposta alla domanda di asilo significa restare in un limbo giuridico che impedisce di avere un contratto di lavoro regolare e di fare qualsiasi progetto per il futuro;
4. durante questa attesa, i richiedenti asilo sono “parcheggiati” in strutture che spesso, come nel caso di Bologna o di Anguillara, sarebbero invivibili per chiunque, e per le quali lo stato paga fino a 45 euro al giorno a persona a albergatori o enti gestori vari;
5. alla fine di una lunga ed estenuante attesa, alcuni si vedono anche rifiutare l’asilo, a causa dei criteri troppo restrittivi delle Commissioni giudicatrici.

Ignorando tutto ciò, i sedicenti giornalisti molisani presentano la cosa come un problema umanitario, il problema di quei “poveri africani” sfortunati che mendicano assistenza, e ai quali qualche caritatevole cittadino risponde che purtroppo nell’Italia in crisi non ci sono soldi e lavoro per nessuno.

La verità è un’altra, ed è che il problema è tutto politico, e sta nella maniera scellerata con cui si è deciso di fronteggiare il problema: mantenendo volutamente queste persone in una situazione di sospensione e di dipendenza, nell’attesa di un pronunciamento delle Commissioni, e nel frattempo spendendo milioni per l’“accoglienza” gestita dalla Protezione Civile. Perché i soldi c’erano eccome, e grazie al perverso meccanismo dell’emergenza sono stati spesi senza nessuna trasparenza e nessuna verifica che appurasse se venivano usati per garantire i servizi a cui i richiedenti asilo avevano diritto. Lo ha denunciato anche l’Espresso con un’inchiesta, di cui si parla qui.

IMG_1563

Ora l’emergenza è stata prorogata di altri due mesi, ma si tratta soltanto di una soluzione tampone, perché se finora nulla è stato fatto per garantire l’autosufficienza e l’autonomia di queste persone, non si potrà certo rimediare nel giro di due mesi.

 

*A Bologna, nei mesi scorsi, i migranti hanno denunciato l’invivibilità della struttura in cui vivono (niente acqua calda e riscaldamento) e l’assenza totale di servizi (mediazione culturale, inserimento lavorativo, corsi di italiano), nonostante la Croce Rossa abbia incassato i 45 euro al giorno a migrante previsti dal piano di emergenza della Protezione Civile. Qui una videoinchiesta di Indymedia e ass. Al-Sirat sulla situazione dei richiedenti asilo a Bologna.

A Roma, un gruppo di donne prevalentemente eritree, che vivono in una ex-fattoria nella campagna laziale, lontane da ogni servizio e dalla fermata dell’autobus, è riuscito ad ottenere dopo una protesta in via Giolitti che venisse fissata la data dell’incontro con la Commissione incaricata di esaminare la richiesta di asilo.

Ci sono state proteste anche in altre città: Padova, Venezia, Vicenza, Rimini, Reggio Emilia.

 

** Ecco un paio di link se volete “apprezzare” anche voi:  il Tempo e Prima pagina Molise