Lo scenario del terzo millennio, così come si sta delineando, è attraversato da processi fortemente contraddittori e nel cui ambito il termine globalizzazione assume significati sempre più articolati. Il vecchio nesso tra spazio e politica è stato radicalmente mutato dallo sviluppo di innovazioni tecnologiche, e dal fatto che queste – un tempo funzionali al rafforzamento dell’autorità – sono diventate tra i fattori determinanti della sua crisi.
L’avvento della digitalizzazione da tempo rappresenta una fonte di trasformazioni importanti, potenzialmente in grado di sconvolgere i presupposti stessi del potere: la presenza di sofisticate tecnologie della comunicazione e dell’informazione costituisce, infatti, l’infrastruttura che produce ed istituzionalizza l’organizzazione del network come forma diffusa nelle relazioni umane e sociali nella società contemporanea. Rete è infatti una parola chiave a prescindere dal fatto che si tratti del “trasporto di beni e persone, dei flussi di merce, capitale e denaro, della traduzione ed elaborazione elettronica di informazioni, dei processi circolari tra uomo, tecnica e natura”1.
I collegamenti informali delle reti sono sottili e gli individui, in maniera estremamente differenziata, vedono moltiplicarsi le possibilità e le necessità relazionali: un esempio è dato dalla constatazione che le reti stesse sono costantemente ricreate in seguito a successioni di atti comunicativi. Nell’ambito di questo nuovo contesto, sia tecnologico che sociale e spaziale, la forte articolazione fra strutture diverse che interagiscono a vicenda si presenta slegata dai vincoli propri delle discontinuità territoriali.
Ciò a cui assistiamo è un profondo cambiamento delle modalità con cui l’individualità viene socialmente costruita e delle forme di integrazione sociale, rendendo possibile la nascita di soggetti collettivi profondamente diversi per natura, organizzazione e modalità di funzionamento rispetto la passato: in questo senso la rete è più un’innovazione sociale che un’innovazione tecnica, perché offre una nuova tipologia di partecipazione, in cui una parte sempre più cospicua della società – smessi i panni dello spettatore – può divenire attore di processo innovativi.
GLI OBIETTIVI DELLA RETE OPERATIVA
Le nostre azioni di analisi, critica e proposta sociale non possono prescindere da una preliminare riflessione sul tipo di strumentazione concettuale più efficace per interpretare i fenomeni contemporanei. Proprio per questo il blog, la nostra rete, un nascente Movimento, dovranno riuscire a crescere e a riconfigurarsi al fine della concreta realizzazione di quegli ambiziosi obiettivi di cui abbiamo parlato. Bisogna riflettere sul nuovo concetto di sfera pubblica, indagare quello spazio simbolico entro il quale si collocano la circolazione delle informazioni, lo scambio di opinioni e la formazione della volontà: la discussione e il dibattito collettivi trasformano il modo in cui le questioni vengono comprese e il linguaggio quello in cui vengono apprese.
Concepire le reti come media dell’interazione, come risorse disponibili per il perseguimento di fini, come ambiente in cui orientarsi può risultare una scelta strategicamente efficace, vista l’importanza decisiva di chi produce, distribuisce, controlla, valorizza o inibisce informazione. Alla radice dei movimenti sociali vi è da sempre una conflittualità politica, un tipo di azione collettiva utilizzata da gruppi di attivisti che – in nome di nuove e insoddisfatte rivendicazioni – sfidano sostanzialmente le altre parti in causa o le autorità. La politica conflittuale è sempre esistita e i movimenti sociali possono essere definiti la sua forma moderna. Essere in movimento significa non uniformarsi a molti dei criteri sulla base dei quali la politica istituzionale ha finito per essere giudicata.
L’invenzione della stampa è parte della spiegazione della nascita delle forme di protesta moderne, che ebbero subito un carattere cosmopolita, perché le persone avevano preso coscienza, mediante libri e giornali, dell’esistenza di una più ampia comunità di persone e riuscivano, così, a capire non solo le ragioni delle persone vicine, ma anche quelle degli altri lettori. Le proteste erano modulari, perché tutti potevano facilmente apprendere le tecniche e comprenderne le richieste grazie ai resoconti dei giornali e alla diffusione dei volantini e delle petizioni. Mentre i vecchi movimenti miravano a convincere gli stati ad agire, contribuendo contemporaneamente a renderli più forti, i nuovi movimenti sono molto più interessati a resistere all’intrusione dello stato nella vita quotidiana.
Internet e la posta elettronica sono diventati strumenti organizzativi essenziali a partire dagli anni Novanta: le petizioni vengono diffuse attraverso la posta elettronica, le reti vengono mantenute vive attraverso le mailing list, i siti web mobilitano per manifestazioni e dimostrazioni a livello globale. Si tratta quindi, di strumenti fondamentali per tutte le categorie di attori sociali: la società civile è costituita proprio da tutte quelle organizzazioni, formali e informali, alle quali gli individui possono aderire per fare sentire le proprie voce chi prende le decisioni. È il contrasto tra questi gruppi di attori differenti, come fra regioni ed enti locali, stati, istituzioni internazionali e aziende multinazionali, che inevitabilmente determinerà il futuro corso della globalizzazione.
Ivan Basile
caro Di Paolo, credo che il punto che hai sollevato al riguardo dei valori sia davvero un problema serio da affrontare…per cercare di avere una visione più o meno condivisa dobbiamo necessarimante ricominciare a discutere su modelli e sistemi di valore che le concrete situazioni quotidiane ci segnalano come obsolete,personalmente credo che la forza dei movimenti consista nella sua possibilità di evolvere ad una velocità maggiore rispetto a quella dei partiti.Ciò implica necessarimante che ad un ceto punto una sorta di percorso venga intrapreso per poter compiere l’azione, quella stessa azione che inevitabilmente condurrà alla lotta poichè avremo necessariamente un sistema di valori antagonista. rimane aperto il problema su quali mezzi adottare per avanzare le nostre istanze? la rete è utile ma non ìè una soluzione, le istituzioni sembrano forse troppo distanti, e in questo caso cosa si fa?
proprio per questo che dici ivan,credo che sia importante l’appunto di tale michele.
Perchè tale processo di “virtualizzazione” delle relazioni sociali, prime tra tutte quelle economiche, è una delle basi su cui il capitalismo oggi sta costruendo il mondo di domani. Lo scollamento tra la realtà e la sua rappresentazione telematica può facilmente condurre ad annullare tutte le potenzialità “buone” del mezzo in sé, in quanto l’infinita quantità di info a cui si può accedere in definitiva comporta un annichilimento del soggetto e quindi ad una sua inattività, tranne che nella ricerca stessa delle info (ed eventuale condivisione e produzione).
Per questo è importante che i movimenti e le lotte riscoprino il concetto di prassi, intesa come totale adesione ad un sistema di valori, che valica qualsiasi barriera ideologica…
il punto è quindi: a quale sistema di valori facciamo riferimento nelle nostre personali vite?!?!
Ciò detto voglio comunque ribadire il fatto che questo Blog nasce proprio con l’intento di creare un percorso collettivo di confronto e crescita, attraverso la creazione di uno spazio virtuale dove appunto cercare,condividere e creare informazioni sulla nostra realtà regionale ma con l’accorgimento che tale non diventi un salotto di auliche discussioni (non che non ce ne siano e saranno, ma meno male!) ma un modo per poter allacciare rapporti veri e non virtuali!!
La struttura in rete non implica di per sè l’indebolimento delle dissimmetrie nella distribuzione delle infrastrutture dello spazio elettronico e nelle condizioni di accesso a segmenti e strutture ad alto potenziale: lo spazio elettronico si presenta sia come un luogo dove l’opinione può esplicitare i suoi percorsi, ma è soprattutto un grande teatro di operazioni per il capitale globale e per la sua accumulazione. I mercati finanziari e le loro reti elettroniche private sono un ottimo esempio di come velocità, simultaneità e interconnettività hanno prodotto esiti palesemente diversi da quelli potenzialmente partecipativi di Internet. Quelle proprietà hanno reso possibili ordini di grandezza e concentrazioni incomparabilmente maggiori di qualsiasi precedente osservato nei mercati finanziari, con la conseguenza che il mercato globale dei capitali ha spesso il potere di disciplinare gli stessi governi nazionali.
In questo senso i mercati finanziari sono, allo stesso tempo, il sintomo più evidente del nuovo scenario economico globale e una delle più rilevanti cause della devastante crisi economica a cui stiamo assistendo.
CARI RAGAZZI, è SICURAMENTE APPREZZABILE IL VOSTRO ENTUSIASMO PER LA REALIZZAZIONE DI UN CANALE CHE POSSA CONSENTIRE LO SCAMBIO DI INFORMAZIONI, PUNTI DI VISTA SULLE TEMATICHE SOCIALI E CULTURALI CHE CI CIRCONDANO, FACCIO RIFERIMENTO A QUELLE DELLA DIVERSITà SESSUALE MA ANCHE A QUELLE DELL’AMBIENTE O DELLA SCUOLA, TUTTAVIA MI PERMETTO DI INTERVENIRE NEL DIBATITTO APERTO E LIBERO CERCANDO DI INVITARVI A NON CADERE IN POSIZIONI DA UNA PARTE ESPLICITAMENTE IDEOLOGICHE CHE SEMBRANO RICHIAMARE DELLE ONDATE FILO-MARXISTE CHE RISCHIANO DI SCHIACCIARE LE PERSONE ALL’INTERNO DI SCHEMI IDEOLOGICI LONTANI DALLA PRASSI, IN PARTICOLARE NON CREDO CHE IL MEZZO DI INTERNET SIA DAVVERO LA RISOLUZIONE PER I CONFLITTI NELLA COSIDDETTA SFERA PUBBLICA, POICHè PUò LEGITTIMARE SOLTANTO COLORO CHE HANNO LA POSSIBILITà DI ACCEDERVI, E IN QUESTO SENSO è DECISAMENTE UNA NUOVE ELITE. nON CONDANNO IL MEZZO IN Sè: MI PIACEREBBE CHE ACCANTO ALLA DISCUSSIONE SI COMINCIASSE AD AGIRE NELLA VITA QUOTIDIANA SENZA NECESSARIAMENTE RICORRERE ALLE ISTITUZIONI COME LE SCUOLE, FIN TROPPO CITATE COME SE FOSSERO LE UNICHE RESPONSABILI PER LA CRESCITA NELLA COSIDDETTA SOCIETà CIVILE.
Mamma mia ragazze/i…
mi sento una vecchia disillusa a leggere l’articolo di ivan… ma ve lo devo proprio dire… io l’entusiasmo per la rete le nuove teconologie e compagnia bella l’ho molto ridimensionato negli ultimi anni. Non voglio dire che non ci credo, però credo che la faccenda sia molto più complicata di come mi sembrava all’inzio.
L’autorità è in crisi per via delle nuove tecnologie? siamo sicure/i? o forse è piuttosto in trasformazione?
siamo sicuri che ad abbandonarsi a un troppo facile entusiasmo per la sua presunta crisi non ci si ritrovi poi privi di strumenti per leggere le mille forme della sua metamorfosi?
Io credo che sia una battaglia aperta, che la rete abbia sì delle potenzialità antiautoritarie ma che non è affatto detto che saranno queste a prevalere, dipende da noi, e non è detto che ce la faremo comunque
Ok, pare che Obama abbia vinto grazie ai social network, al web ecc. Probabilmente è vero, ed è molto bello.
Però ricordiamoci anche che la maggior parte di queste nuove tecnologie è in mano a poche multinazionali, che quasi tutto avviene tramite software proprietario, che questi strumenti sono a disposizione di una ristretta porzione della popolazione mondiale che sa leggere e scrivere, ha un computer e una connessione e che più o meno parla inglese… e che comunque all’interno di questa porzione di popolazione mondiale molto spesso la gente preferisce usare internet per guardarsi i porno o le scene salienti del grande fratello su you tube, per spiare la ex fianzata su facebook o per fare slackactivism, appunto.
Ma anche prendendo in considerazione quella minoranza che utilizza le reti per fare resistenza, come noi… Sarò pessimista ma a me sembra che nonostante tutto siamo sempre più spettatori… comunichiamo moltissimo, abbiamo reti che travalicano i confini e tutto, ma non mi sembra che la nostra capacità di incidere sia cresciuta, anzi…
Sapete, a volte ho la sensazione che la possibilità di “far sentire la propria voce” abbia costituito anzi una specie di contentino e di mezzo per sviare narcisisticamente le energie di molti dall’interrogarsi seriamente, profondamente e in modo collettivo sulla nostra reale capacità di incidere…
Diciamo che ero molto più ottimista intorno al 2003, quando si disse che il movimento per la pace era la nuova grande potenza mondiale, ricordate… ma mi sembra che gli sviluppi successivi ci abbiano smentito…
e un’altra cosa di cui mi sono convinta è che la rete virtuale non basta, la parola non basta… ci vuole relazione concreta, continua, lavoro collettivo, anche materiale… non siamo solo testa, e il mondo non è solo informazione e immaginario… è una cosa che dico sempre anche a certi gruppi femministi tutti proiettati sulla comunicazione…
non lo so, ditemi che ho torto e che sono una pessimista di merda… non sto dicendo che la rete non sia importante, è importantissima, sia la rete come teconlogia che la rete come concetto, la cui fortuna del resto non è slegata dall’esperienza della rete tecnologica.
Anzi la rete come concetto è stata ed è utilissima, il mio collettivo per dire non fa altro che costruire e partecipare a reti… sto dicendo però che non basta, e che un eccessivo entusiasmo può essere pericoloso… perchè ti porta a pensare quasi che la rivoluzione – vabbè, non la rivoluzione, diciamo: che la democrazia sia iscritta necessariamente nell’avvento di internet e invece non è così
🙁 scusatemi se sono cupa :(((
alessia