DIVERSE, UNITE, LIBERE! Una valutazione del 13 Febbraio a Campobasso

Pubblichiamo con piacere un contributo di Federica Ciarlariello sulla manifestazione del 13 Febbraio a Campobasso. E’ nostra intenzione continuare a riflettere sulla questione del sessismo a partire, ma andando oltre, la manifestazione di domenica scorsa: per questo motivo proveremo a rendere pubblico il dibattito nostro interno, arricchendolo con contributi significativi provenienti dalla galassia femminista e in generale dalla sinistra. Restate sintonizzati su Tratturi!

Il 13 febbraio Piazza Municipio, a Campobasso, era gremita di donne: giovani e meno giovani, lavoratrici, studentesse, disoccupate e pensionate; ed era colma di uomini: mariti, fratelli, fidanzati, single, amici…sì, amici delle donne, di tutte le donne per la dignità di tutti gli esseri umani. Molte le polemiche sorte alla vigilia di questa manifestazione soprattutto sui toni “bacchettoni” dell’appello e sul presunto desiderio di difendere solo quel prototipo di donna che con coraggio da leone affronta il lavoro di ogni giorno coniugandolo con i problemi famigliari. Se pure quessi fossero stati gli intenti i manifestanti hanno ribaltato le intenzioni portando in piazza quel desiderio di rivalsa femminile derivante non dal ruolo di madre e moglie, ma dalla semplice appartenenza alla razza umana e per questo meritevole di tutti gli stessi diritti e di tutti gli stessi doveri dell’uomo. Tanti gli interventi che hanno testimoniato quest’intenzione, tra cui quello di Pina Fusco, presidente regionale dell’associazione “Donne per la Rivoluzione Gentile” la quale ricorda quanto tutte le donne meritino rispetto a prescindere da qualsiasi condizione, dalla sessualità,al lavoro, dalla provenienza, alla condizione economica…”Purtroppo” ricorda Pina “tutte le lotte fatte durante gli anni ’70 da chi, come me, ha vissuto quei tempi, sembrano essere state vane! NULLA è CAMBIATO”.

Martina Campajola, invece, sceglie di reinterpretare l’appello rendendolo non solo più vicino alle rivendicazioni femministe dell’Unione degli Studenti “Quel che si prospetta” dice “e magari potessimo sbagliarci, è che sia sopravvenuta una vera e propria metamorfosi antropologica, fondata non più soltanto sul predicare bene e razzolare male, anche se in privato e con un certo senso del pudore, bensì a predicare male e a razzolare ancora peggio, ostentando con fierezza la propria cialtroneria, la propria disonestà, la propria mancanza di senso civico e di senso etico”

Impossibile non cogliere l’allusione agli scandali del Presidente con le sue giovani, e forse TROPPO giovani, accompagnatrici… Nessuno, tra i tanti interventi fatti, ha mal giudicato la prostituzione, quando è consapevolmente scelta e non sfruttata, ma che diventi il metro di giudizio per la selezione dei nostri rappresentanti in parlamento sembra davvero troppo!

Il problema non è “solo” questo, e le lavoratrici FIOM dello stabilimento termolese FIAT centrano il punto: oltre che assistere agli intrattenimenti privati del Sig. Berlusconi, che generosamente finanzia le sue amiche, ci vediamo tolto il diritto al lavoro e a crescere le nostre famiglie con  quella serenità, semplicità e sobrietà che tanto manca alla classe dirigente Italiana.

Tra i vari striscioni colorati si leggeva “nè puttane, nè madonne SOLO DONNE”, “NOI NON SIAMO MERCE” e “Nè per bene, nè per male DIVERSE, UNITE E LIBERE!”: questo il vero spirito della manifestazione.

Solo in Molise più di 20 associazioni hanno partecipato all’evento e in tutta Italia un milione di persone sono scese in piazza per far sentire con fermezza il proprio NO e il desiderio, sempre più forte, di un Paese MIGLIORE!

LA VOCE ALLE DONNE!

Abbiamo deciso di porre alcune domande a due donne di età diverse, una studentessa e l’altra insegnante del Liceo Scientifico Romita, per capire quali siano le loro opinioni riguardo le tematiche di genere vista la manifestazione nazionale del 13 Febbraio “SE NON ORA, QUANDO?”

SERENELLA CAMPAJOLA 18 ANNI

1. In quest’ultimo periodo si torna a parlare di tematiche di genere, quale pensi che sia l’attuale condizione della donna?

Oggigiorno la donna in Italia ha il ruolo di ornamento nelle istituzioni politiche degli uomini. Vengono messi da parte il pensiero, le ideologia e le prese di posizione nelle decisioni prettamente politiche, mentre è centrale “la bella presenza” che la donna è in grado di dare.

2. A parer tuo donne e uomini hanno davvero le stesse possibilità? Qual’è la tua esperienza?

Pur non avendo un’esperienza personale da raccontare, posso dire che la donna non è più libera di scegliere, o forse non lo è mai stata del tutto., oggi a maggior ragione è influenzata dai messaggi dei mass media e dagli stereotipi di “velina perfetta” che essi trasmettono.

Il tutto è alimentato ulteriormente dall’immagine e dall’esempio che il Governo italiano ci dà.

3. La legge difende la parità di genere e l’indipendenza femminile?

Nel contesto strettamente legale credo che uomo e donna siano sullo stesso piano. Bisognerebbe considerare quale persona viene giudicata davanti alla legge infatti alcune volte, a prescindere dalle tematiche di mercificazione ed abuso del corpo femminile, sono il potere ed i soldi ad avere maggiore influenza.

4. Alla luce di ciò, pensi sia il caso di portare avnti rivendicazioni femministe? Sei scesa in piazza il 13?

Credo sia il caso di cogliere questo momento di degrado generale per concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sul un problema che c’è da sempre, ma oggi emerge ancora di più. Il 13 sono scesa in piazza per me come donna e per tutte le donne che non si sono esposte, forse perchè ormai disilluse….

ADELE FRARACCI 48 anni

1. In quest’ultimo periodo si torna a parlare di tematiche di genere, quale pensi che sia l’attuale condizione della donna?

Nonostante le garanzie a livello giuridico permangono nel concreto sul piano sociale e lavorativo difficoltà, tanto più alla luce della necessità di dover conciliare tante cose: lavoro, figli, genitori anziani ecc

2. A parer tuo donne e uomini hanno davvero le stesse possibilità? Qual’è la tua esperienza?

Anche se personalmente non ho vissuto discriminazioni di genere, in quanto il mio ambito lavorativo è quello scolastico in cui la presenza femminile è predomaninate, è un dato oggettivo quello che nel lavvoro è estremamente difficile che una donna far carriera perchè, effettivamente, mancano uguali oppurtunità. Ma in realtà la mancanza di pari opportunità in Italia è trasversale ai generi; il problema è quello delle clientele e dell’assenza del merito!

3. La legge difende la parità di genere e l’indipendenza femminile?

A livello giuridico sicuramente si, come accennavo prima… A partire dalla Costituzione che assicura la parità di genere, tanto più con il rafforzamento dell’articolo 51 che garantisce l’adozione di provvedimenti afferenti alla rappresentanza pubblica.

4. Alla luce di ciò, pensi sia il caso di portare avanti rivendicazioni femministe? Sei scesa in piazza il 13?

Sono scesa in piazza il 13 portando le rivendicazione FEMMINILI.

Federica Ciarlariello

4 risposte a “DIVERSE, UNITE, LIBERE! Una valutazione del 13 Febbraio a Campobasso”

  1. nell’Italia che attraverso il modello della politica mediatica manipola e distoglie l’attenzione dalla realtà rimane fortunatamente il desiderio di opporsi, di ribaltare un sistema di valori solo apparentemente dominante perchè in realtà è quello che la politica berlusconiana ha forgiato sin dalla nascita della tv commerciale . le richiste delle c.s.dette minoranze attraverso le manifestazioni garantisco la forza dell’associazionismo come una risposta e alternativa libertaria nei confronti dei modelli fondati sulla dittatura della maggioranza parlamentare, per questo motivo credo che la manifestazione del 13 febbraio non debba essere intesa come “la manifestazione contro le donne di berlusconi”, ma piuttosto come un urlo libertario rivendicato da tutti gli individui al di là di ogni orientamento sessuale, proprietari del proprio corpo nei confronti del quale nessun apparato politico e istituzionale dovrebbe pronunciarsi.

  2. Il lavoro come discriminante tra persone “perbene” e “permale” è un problema che tocca non solo le donne, ma anche, ad esempio, i/le migrant* (Diritti e dignità per chi viene in Italia a lavorare onestamente!) e, più in generale, tutt* coloro che per sopravvivere conservando il proprio status sono costrett* a vendere la propria forza lavoro, a qualsiasi condizione, o il proprio corpo, a qualsiasi condizione.

    Si tratta di un’ideologia che è il prodotto del sistema in cui viviamo, atta a giustificare l’oppressione della classe proprietaria nei confronti della classe lavoratrice attribuendo alla forma di prestazione d’opera del lavoro salariato – coatta, benchè formalmente libera – caratteri di bellezza, dignità, sobrietà, emancipazione: Arbeit macht frei…

    Per questo motivo non è possibile considerare la lotta per l’emancipazione femminile – come pure le lotte de* migrant* per diritti e dignità – slegate dalla questione più generale dell’emancipazione del lavoro salariato. Nel caso delle donne, poi, il rapporto è ancora più stretto, dal momento che la principale e più antica forma di oppressione delle donne è la coercizione al cosiddetto “lavoro di cura”, ben più antica del capitalismo.

    Un appello interclassista come quello del 13 Febbraio non può non palesare, quindi, questa grossa contraddizione: benissimo ha fatto chi ha costruito in tutta Italia spezzoni critici, che hanno avuto il merito di spostare a sinistra l’asse delle piazze, allargare il campo oltre il caso contingente del Presidente del Consiglio, rimettere nell’agenda dei movimenti una data dimenticata come quella dell’8 Marzo, riproporre in termini generali la questione dell’emancipazione femminile non separata dalla lotta al lavoro salariato.

    Il Primo Marzo, sciopero de* migrant*, è l’occasione per dimostrare che non si è trattato di un episodio: le donne immigrate erano di fatto escluse dall’appello – italiano, borghese – del 13/02, mentre gli uomini immigrati sono spesso capri espiatori proprio nella costruzione della percezione mediatica della violenza sulle donne. Oltre a decostruire l’ideologia razzista, cogliamo l’occasione del Primo Marzo per respingere ogni distinzione tra immigrat* “perbene” e “permale”, rivendicando cittadinanza, diritti, dignità per tutte e tutti, lavoro o non lavoro!

  3. IL 13 FEBBRAIO VISTO DA TOULOUSE…(Laura Acquistapace)
    13 febbraio, Place du Capitole, Toulouse. Un centinaio di persone hanno aderito all’appello di diverse associazioni femministe e lesbiche per una manifestazione di solidarietà al “sollevamento delle italiane”. Nel loro volantino, le femministe tolosane si appellano a dire basta all’omertà della dominazione maschile, al “fascismo del sessismo e dell’omofobia”; citano la frase di Berlusconi “Meglio corteggiare le belle ragazze che essere un omosessuale” e lo definiscono un “capo maschio che soffre per mancanza di virilità”. Sono molto più radicali dell’appello delle italiane con le quali solidarizzano. Quando arrivo un gruppo di loro sta cantando i canti di lotta delle mondine al suono di una fisarmonica. Oltre alle femministe francesi, ci sono anche diversi italiani e italiane trapiantati a Toulouse. Mi avvicino a qualcuna di loro:
    “Sai, ho letto l’appello e l’ho trovato abbastanza moderato… la rivendicazione del doppio lavoro delle donne… l’appello alla coscienza morale e religiosa e alla nazione…”
    Le risposte hanno questo tono: “Meglio che niente… era davvero ora che si muovesse qualcosa, l’importante è protestare contro Berlusconi, inutile dividersi su queste questioni”
    Mi avvicino alla francese più agguerrita, che con i giornalisti non fa altro che lodare il sollevamento delle donne italiane che stanno modificando i rapporti di forza con gli uomini e le paragona al popolo egiziano o tunisino…
    “Sa, io sono italiana e …”
    “Ah, dimmi, dimmi, che ne pensi dell’appello?”
    E ci troviamo d’accordo sul fatto che sia troppo moderato, lei mi parla del controappello degli ombrelli rossi e subito dopo, intervistata da una tv on line femminista, parla dello slogan “Né perbene, né permale” cercando di spiegare il gioco di parole…
    … che dire? E’ positivo il fatto che il messaggio che ha trapassato le Alpi non sia stato quello moralista e bacchettone, ma quello rispettoso delle prostitute e per i diritti delle donne a prescindere da quanto lavorano… un risultato del movimento degli ombrelli rossi? Una prova della radicalità del movimento francese? Non saprei, in ogni caso lascia amareggiati il fatto che le donne italiane siano così pronte a scendere a patti sui propri diritti in nome della santa unità contro Berlusconi.

  4. Io ero fra quelle che avevamo molti ma molti dubbi sul contenuto dell’appello che ha lanciato questa manifestazione.

    Tuttavia mi sembrava necessario esserci, e credo che la modalità di adesione critica degli “ombrelli rossi” sia stata una scelta molto azzeccata e una scommessa riuscita, almeno nella maggior parte delle città.

    http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/02/08/13-febbraio-massa-critica-con-gli-ombrelli-rossi-noi-vogliamo-tutto/

    A Bologna lo striscione di apertura diceva “Nè perbene nè permale. Unite, diverse, libere”.

    Infatti il primo punto che mi è andato di traverso dell’appello “se non ora quando” (http://senonoraquando13febbraio2011.wordpress.com/2011/01/30/ciao-mondo/) è stata la distinzione, che si leggeva inequivocbilmente fra le righe, fra una maggioranza invisibile di donne italiane che lavora e si sbatte e pratica la pudiciza e la virtù e una minoranza – però iper-rappresentata sui media – che invece si prostituisce e vende il proprio corpo e così va in parlamento e in tv.

    Berlusconi ha offeso e offende tutte le donne, comprese le prostitute (che per me sono lavoratrici come le altre, solo più sfruttate e stigmatizzate delle altre).

    Il secondo punto che non mi andava giù era questa rivendicazione quasi orgogliosa, o perlomeno “martirizzante”, vittimistica, del doppio lavoro delle donne (lavoro produttivo e lavoro di cura in famiglia e nella coppia).

    Questo è un punto su cui veramente non posso transigere: per me le donne e le trans hanno diritto a chiedere dignità non perchè “producono” e si sacrificano quanto e più degli uomini per la “nazione” (brrr!), ma in quanto esseri umani sessuati e basta!!!

    La dignità ce l’abbiamo e abbiamo diritto a essere rispettate anche se non abbiamo figli né genitori anziani, anche se invece di prenderci cura magari ci facciamo curare, anche se siamo disoccupate nullafacenti e non puliamo la casa, anche se non facciamo un cazzo dalla mattina alla sera, e anche se facciamo le prostitute!!

    Scrivere un appello che anche solo lasci il dubbio che non sia così, in un contesto in cui il senso comune dice appunto questo (cioè che una madre di famiglia pudica e onesta che torna a casa dal lavoro la sera va rispettata e protetta mentre una ragazza ubriaca in discoteca, una immigrata clandestina nei cie o una prostituta per strada la puoi anche stuprare che tanto non fa niente) è perlomeno un grosso scivolone.

    Nei cortei del 13 ci sono stati anche molti slogan sessisti, perbenisti e sessuofobi.
    “Più cervello meno patata”, “Io studio tu Ruby”

    Come se fosse una manifestazione contro le donne che hanno avuto favori da berlusconi e non contro berlusconi e tutta la sua politica e la sua retorica sessista, virilista e omofoba.

    Come se poi la patata non fosse una parte del tuo corpo… io avrei detto piuttosto “più cervello e più patata”.

    Ma non è che ci si potesse aspettare di meglio, in Italia c’è ancora veramente tanto lavoro da fare per scardinare questa cultura sessuofoba e credo che proprio il dibattito nato attorno alla manifestazione sia un primo passo importante in questo senso.

    Mi colpisce come Adele, la donna intervistata da Federica, rifiuti implicitamente l’aggettivo “femministe” e parli di istanze “femminili”…

    Purtroppo è una frase che sento spesso.
    Penso che ci sia molta ignoranza in Italia sul femminismo e molta paura di prendere una posizione…. paura di essere etichettata come una che odia gli uomini, non si trucca e non si depila? Paura di urtare la sensibilità del proprio fidanzato? Paura di allontanare le casalinghe di voghera, le donne cattoliche, le donne del pdl con una posizione troppo “radicale”??!

    E’ un’immagine del femminsmo dettata da ignoranza (e da lesbofobia), negli altri paesi europei non è così e credo anzi che una donna mediamente colta e di sinistra si vergognerebbe piuttosto di dire di NON essere femminista.

    E poi, fino a prova contraria, anche la Carfagna, la Minetti, Condoleeza Rice sono “femmine” e le loro istanze sono “femminili”, ma non credo che abbiamo le stesse istanze!!!

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