Il 12 e 13 Giugno si torna alle urne – per chi ci è andato – per esprimersi su 4 quesiti referendari: 2 riguardano la gestione pubblica del servizio idrico, 1 il legittimo impedimento, 1 l’energia nucleare.
GOVERNO e classi dominanti di questo paese stanno facendo di tutto per impedire che l’affluenza alle urne superi la metà più uno degli aventi diritto, condizione necessaria perchè la consultazione sia valida: il Ministro dell’Interno Maroni ha rifiutato di accorpare i quesiti referendari alle recenti consultazioni elettorali proprio per questo motivo, scaricando il costo di questo boicottaggio sui cittadini che dovranno pagare la terza consultazione nel giro di sei settimane. Inoltre, non ci sarà alcuna reale pubblicità per i referendum.
Perchè? La torta da spartire, nel caso particolare delle risorse idriche e dell’energia nucleare, per i capitalisti, gli industriali, le grandi multinazionali è ENORME: gestire la distribuzione dell’acqua e ricavarne profitto significa mettere le mani sulla risorsa primaria per eccellenza, una merce non sostituibile con nessun’altra, indispensabile alla vita su questo pianeta; gestire privatamente le risorse idriche – cosa che le attuali leggi di cui si chiede la modifica o l’abrogazione permettono – significa garantirsi entrate consistenti e limitate solo dalla natura: nessun essere umano può permettersi di rinunciare all’acqua, pena la vita.
L’energia nucleare è l’altro enorme affare connesso ai referendum: il governo Berlusconi ha sancito la reintroduzione del nucleare in Italia e l’avvio di un piano per la costruzione di nuove centrali (il mare di Termoli era uno dei probabili siti); il disastro di Fukushima ha condotto il governo a fingere di sospendere il piano per il nucleare, allo scopo di far annullare il quesito referendario per poi reintrodurre l’atomo dalla finestra [tentativo fallito, la Cassazione ha ammesso il ricorso dei promotori il 01 Giugno]; ad ogni modo, la costruzione di nuove centrali, per le quali si prevede una durata almeno ventennale dei lavori, è un affare strategico per l’agonizzante industria italiana, stretta nella morsa della crisi.
Il quarto quesito, infine, sul cd. legittimo impedimento, vuole abolire la norma che permette al premier di rinviare le udienze per impegni politici anche ordinari, portando così la maggior parte dei processi a suo carico verso la prescrizione. Su questo non è necessario spendere molte parole.
Perchè andare a votare? Non aspettate che qualcun altro decida al posto vostro, anche perchè il più delle volte non farà i vostri interessi: le stesse grandi organizzazioni che formalmente sostengono i referendum, come il PD o la CGIL, sono poi piuttosto tiepide nel darsi da fare per promuovere la partecipazione popolare: la stessa raccolta firme, straordinaria (è stato superato il milione e mezzo) è stata portata avanti da comitati popolari autorganizzati ai quali queste grandi centrali organizzative hanno dato un contributo scarso o nullo.
I referendum sono, inoltre, con tutti i limiti e le contraddizioni, una delle rarissime forme di esercizio di democrazia diretta: c’è un quorum, ci si esprime direttamente su un testo legislativo per modifiche parziali o cancellazioni totali, è un momento in cui tutti sono chiamati a decidere in prima persona di argomenti che ci riguardano da vicino.
Come andare a votare? Se siete all’estero e non siete iscritti all’anagrafe dei residenti all’estero c’è poco da fare: o tornate o non votate.
Se siete in un qualsiasi posto d’Italia diverso dalla vostra residenza è facilissimo, basta farsi nominare rappresentante dei promotori e il gioco è fatto: andate al seggio al quale siete assegnati, votate e poi siete liberi di andarvene, nessuno obbliga i rappresentanti a rimanere per tutta la durata delle consultazioni! (Istruzioni più dettagliate sul sito dei comitati). Altrimenti, per tornare nel vostro luogo di residenza a votare potete anche usufruire degli sconti sui trasporti: il 60% in treno, il 40% sui voli di Alitalia, per un biglietto di andata e ritorno compreso tra il 3 e il 23 giugno. Basta presentarsi in biglietteria con la tessera elettorale o un’autocertificazione.
La battaglia non è tanto per il risultato: in questo genere di consultazioni è scontato che la maggior parte di chi va a votare voti a favore delle istanze dei promotori; la battaglia fondamentale è per il QUORUM: ognuno di noi deve fare la sua parte, convincendo al voto gli indecisi, gli ignavi, gli indifferenti.
Il raggiungimento del quorum avrebbe un valore politico anche al di là dei referendum: sarebbe una conferma di un risveglio in atto, di una ritrovata voglia di protagonismo da parte di quei settori sociali che stanno sostenendo i pesantissimi costi di ristrutturazione del capitalismo in crisi.
Altreconomia ha pubblicato un dossier scritto da esperti e professori che vuole essere una proposta per la diffusione di massa. E’ un .pdf (leggero ed universale, quindi) è copyleft (vi chiediamo solo di non rivenderlo). Scaricatelo cliccando qui: Dossier speciale referendum e poi diffondete a tutti i vostri contatti. Servirà per promuovere un’informazione approfondita e autorevole sui perchè il 12 e 13 potete anche andare al mare, MA SOLO DOPO AVER VOTATO!!!