Bibliomediateca: come è andata a finire? Note sul rapporto difficile tra cultura e amministrazione comunale

La Bibliomediateca non è stata chiusa, e il servizio è stato affidato di nuovo alla cooperativa Altrimedia, che in questi otto anni l’ha costruita e l’ha resa uno dei principali poli culturali della città, con soli 80.000 euro all’anno. Tutto questo è stato possibile solo grazie alla determinazione dei soci e alla mobilitazione civile a difesa di uno spazio importante, e di questo siamo contenti, ma purtroppo si tratta di una vittoria a metà, che lascia molte ombre sul futuro dell’istituzione e in generale sulle politiche culturali e sociali nella nostra città. Vediamo perchè.

Partiamo dall’inizio: il 13 dicembre dell’anno scorso la Giunta comunale assume una delibera d’indirizzo sul funzionamento della Bibliomediateca. La delibera prevedeva la reinternalizzazione del servizio, quindi la rescissione del contratto con la cooperativa, trasferendo alla Bibliomediateca tre unità di personale comunale da individuare successivamente.

Nel preambolo della delibera la giunta considerava che

il Personale della Cooperativa Altrimedia che gestisce attualmente il
servizio bibliotecario è costituito da quattro operatori, che garantiscono l’ orario lavorativo di 60 ore
settimanali

e garantiva

di confermare l’ orario del servizio attuale della Bibliomediateca ( n. 60 ore settimanali) e le
relative linee di attività.

Che cosa è successo poi?

L’incapacità amministrativa dell’attuale giunta comunale, unita ad un’abbondante dose di ignoranza, è talmente manifesta da destare imbarazzo: non c’era nessuna unità di personale comunale da adibire alla Bibliomediateca, e nessuno aveva la più pallida idea di come garantire la qualità e quantità del servizio offerto fino a quel momento. Inoltre, la rapida e forte mobilitazione che ha visto coinvolti studenti, lavoratori, associazioni contro il cambio di gestione – letto giustamente come una condanna a morte della Bibliomediateca, li ha costretti ad una rapida quanto indecorosa retromarcia. Dopo aver prorogato l’affidamento ad Altrimedia per tre mesi, il 22 Marzo scorso il Comune ha assunto una nuova delibera con la quale confermava l’appalto del servizio ad Altrimedia per ulteriori 36 mesi. Ma…

la cultura non paga in termini elettorali, anzi, ad amministrazioni come questa può dare solo fastidio. Sono di gran lunga preferibili sagre improbabili, concerti di dubbio gusto e lotterie con prosciutti in palio. Garantiamo il servizio, quindi, ma tagliando i fondi di quasi il 40 %! I soldi per gli stipendi della cooperativa vengono ridotti a 3800 euro al mese, i fondi per gli acquisti a poco più di 366 euro dagli originari 800 euro, l’orario di apertura è passato da 60 ore a 45 ore settimanali (da dieci ore al giorno, sei giorni su sette, a 9 ore al giorno, cinque giorni su sette): tutto questo in barba all’intenzione, dichiarata, di mantenere inalterati i livelli del servizio!

I lavoratori, che non hanno le mattine libere, sono di fatto tagliati fuori dalla Bibliomediateca; chi andrà probabilmente troverà meno riviste e meno libri, computer che saranno sempre più spesso fuori uso e non si potranno riparare, e alle 18 e 30 dovrà comunque uscire.

Si prefigura un meccanismo classico di dismissione del servizio pubblico, adottato sempre nel nostro paese: prima abbassiamo la qualità, abbassando la qualità riduciamo l’utenza, infine una volta ridotta l’utenza giustifichiamo ulteriori tagli e chiusure perchè il numero degli utenti è diminuito.

Tutto questo è avvenuto con l’imbarazzante silenzio della cosiddetta opposizione, ma a questo silenzio dedichiamo solo poche righe perchè, a dirla tutta, non ci aspettavamo e non ci aspetteremo niente. Siamo certi e convinti che l’amministrazione non avrà vita facile: lo scherzetto della chiusura de facto non è riuscito grazie alla mobilitazione, e ad ogni nuovo passo falso – inciampano praticamente tutti i giorni – la mobilitazione sarà sempre più ampia ed estesa. In ogni caso non saranno certo gli insipienti partiti d’opposizione a guidare le proteste…

Ci è venuta voglia, infine, in conclusione di questo articolo, di fare un semplice elenco dei consiglieri e degli assessori di maggioranza: ci sembra giusto che sappiate chi sono, ci sembra giusto che, se li conoscete, possiate chiedergli conto di questi provvedimenti, specialmente nei prossimi mesi, quando con l’inizio dell’estate potremo vedere i soldi tagliati alla Biblioteca utilizzati per improbabili kermesse di piazza e concerti di artisti di rara tristezza (che non sappiamo dove faranno, dal momento che Piazza Prefettura è un parcheggio e non siamo certo noi a voler togliere il diritto al borghesuccio di turno di parcheggiare sgommando il suo Suv per prendere il caffè da Lupacchioli…)

Iniziamo la galleria degli orrori:

Luigi Di Bartolomeo, sindaco: un giovanotto del 1943, geometra, iscritto al PdL. Quattro righe di biografia su Wikipedia, attività di scarso o nullo rilievo nella precedente esperienza di senatore, nessuna attività non politica registrata, un grosso problema con le donne e la lingua italiana, un’inquietante somiglianza con un personaggio di una pietra miliare della cinematografia italiana (cfr. questo con questo)

Consiglieri:

Luigi Ciaramella, Francesco Sanginario, Michele D’Alessandro, Maria Michela Niro, Marialaura Cancellario, Antonio Columbro, Nicola Gesualdo, Giuliano Branca, Sabino Iafigliola, Stefano Ramundo, Salvatore Colagiovanni, Michele Colitti, Angelo Finella, Mario Fratipietro, Elio Madonna, Carlo Musenga, Alessandro Pascale, Giuseppina Mucci, Pasquale Sabelli, Pasquale Terzano, Michele Ambrosio, Guido Massimo Sabusco, Francesco Basile, Francesco Gasparo, Pierluigi Lagioia, Antonio Pietrarca, Federico Sarli, Alberto Tramontano.

Assessori:

Giuseppe Cimino, Nicola Cefaratti, Pasquale Colarusso, Aldo De Benedittis, Mariagrazia De Vincenzo, Giovanni Di Giorgio.