Nell’Italia della spettacolarizzazione della vita anche la morte deve essere un evento. Spettacolari sono i servizi dedicati ai funerali di Stato dei soldati italiani che con cadenza costante muoiono in guerra, spettacolari sono stati i funerali delle vittime del terremoto a L’Aquila, spettacolari sono stati i funerali del papa nel 2002. E quanto più sono enfatizzati questi eventi tanto più vengono rese normali, accettabili, inevitabili, le morti sul lavoro, le morti sulla strada, le morti per tumori.
Questi morti non meritano le prime pagine dei giornali, non meritano i servizi strappalacrime dei telegiornali, non meritano la nostra attenzione. Ed è proprio per questo che dobbiamo parlarne.
Tra le tante morti di serie b, il caso più emblematico è sicuramente rappresentato dalla patologia neoplastica. Eccetto rari casi di forme inquadrabili come genetiche, infatti, i tumori sono fondamentalmente una patologia legata alla dieta, alle abitudini di vita, ma soprattutto all’ambiente che ci circonda.
Vari fattori possono portare la cellula a perdere la capacità di controllare la propria crescita e trasformarsi in tumorale: idrocarburi, prodotti della combustione, tossine chimiche o biologiche, radiazioni ecc. Come risulta chiaro molte di queste sostanze sono poi quelle che si possono ritrovare negli scarichi dei motori a combustione interna, nei sottoprodotti industriali, nei fumi delle fabbriche e nei fanghi scaricati nei fiumi o nel mare, oltre che nel fumo di sigaretta o in molti alimenti.
Queste relazioni causa effetto, prima di essere state verificate in laboratorio, sono state fiutate da studi epidemiologici. Risulta quindi ovvia la necessità di dati che permettano di incrociare i nuovi “casi” con la presenza di fattori di rischio come quelli già elencati.
Un valido mezzo che permette di raccogliere dati epidemiologici della patologia tumorale tra la popolazione residente è il Registro Tumori. Solo un registro specifico infatti consente di ricavare le possibili relazioni causa-effetto collegando le distribuzioni epidemiologiche ai determinanti di patologia.
Non si tratta solo di soddisfare una curiosità puramente scientifica, ma di poter usare questi dati come arma di prevenzione agendo proprio su quei fattori, spesso ambientali, spessissimo evitabili, a volte legati ad interessi economici, che determinano la malattia.
Il Registro Tumori, così come un registro di qualsiasi altra malattia, nasce solo in quei contesti in cui si persegue l’interesse della collettività piuttosto che il profitto, ovvero si preferisca parlare di Sanità Pubblica piuttosto che di privatizzazione, di bene comune piuttosto che di interessi privati.
In Molise un Registro Tumori non esiste.
In teoria in regione abbiamo tutti i mezzi per condurre un’analisi del genere, ma questa tematica viene costantemente derubricata dall’agenda politica (di ogni colore). Forse perché dati del genere in passato hanno portato guai a quella stessa classe industriale scellerata che nei decenni ha sostenuto questo o quel partito politico? Forse in Molise ci sono degli interessi da coprire? Sono domande che, in questi casi, bisogna sempre porsi, così come bisogna chiedersi sempre, superando il dolore, se una morte per cancro poteva essere evitata.
L’attuale assessore regionale alla sanità dichiara che quest’anno sarà istituito il Registro Tumori. Credergli? Ormai solo a cose fatte si può credere. Le chiacchiere stanno a zero, specie quelle dei politici. Di certo tra la trielina che impregna terreni agricoli nella zona di dominio del Cosib ed entra nella catena alimentare, la diossina trovata nella carne dei vitelli nella zona di Venafro, turbogas, inceneritori, discariche abusive di rifiuti tossici a cielo aperto, dire che il nostro ambiente è gravemente contaminato ed è pieno di agenti cancerogeni è ancora dir poco. Eppure molti parlano ancora del Molise come della mitica “isola felice” e negano l’evidenza. Negano i ragazzi che si ammalano di tumore e ne muoiono. Il Registro Tumori può essere uno strumento di verità. Ma può esserlo solo in mano a politici onesti. Specie pressoché estinta.