La crisi del Capitale porta con sé la crisi della democrazia

di Paolo Di Lella

La crisi del Capitale internazionale continua a far sentire i suoi effetti sulla pelle dei lavoratori. I dati negativi sulla disoccupazione, sulla produttività e sui consumi nelle aree a capitalismo avanzato sono la conferma che il peggio non è affatto alle spalle, come invece gli economisti “classici” continuano a ripetere. Gli indicatori economici ci permettono di tracciare un quadro in cui emerge sempre più nitidamente il carattere strutturale della crisi.

In tale contesto va inquadrata la questione della speculazione finanziaria, all’origine della quale c’è la sovraccumulazione di capitale precedente la crisi, mentre i suoi effetti rispondono alla logica naturale o per meglio dire, al fisiologico andamento delle “bolle” causate dal facilitamento dell’accesso al credito col quale si è creduto di risolvere il problema della contrazione del potere d’acquisto.

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Spiegare le vele per raccogliere il vento del cambiamento!

di Paolo Di Lella

Uno degli articoli più interessanti che ho avuto occasione di leggere negli ultimi tempi  è quello di Pietro Colagiovanni apparso sul Settimanale del Molise il 19 Giugno e intitolato “Il dopo referendum: Iorio, Vitagliano e la politica di fiore in fiore”. Nell’articolo si pone l’attenzione sulla strategia da anni coltivata, e ora finalmente posta in essere in maniera palese, dall’assessore regionale alla programmazione Gianfranco Vitagliano. Deve essere veramente una scuola eccellente quella in cui è cresciuto il nostro assessore (quella di Girolamo Lapenna) perché quanto meno gli ha insegnato l’arte di fare politica compiacendo i rapporti di forza reali che via via si determinano nel complesso campo dell’economia, e pazienza se questi si dimostrino antipopolari e nefasti per l’ambiente. Colagiovanni sostiene chiaramente la tesi secondo la quale i poteri forti dell’economia regionale si stiano adoperando per una transizione indolore dall’oramai compromesso sistema iorista ad un nuovo governo di stampo confindustriale, che rappresenti apparentemente un novum ma che di fatto costituisca un esperimento di cogestione amministrativa.

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