[riceviamo da Fabio Barca del collettivo universitario Duekappaotto e pubblichiamo volentieri!]
È iniziato un nuovo anno accademico all’Università degli studi del Molise, un anno segnato fortemente dai tagli imposti dai ministri Gelmini e Tremonti. L’ultima riforma dell’università sta rendendo difficile la vita degli atenei italiani, specialmente di quelli piccoli come il nostro: anche quest’anno – per far fronte alle spese – c’è stato un aumento consistente delle tasse e si sta già parlando di un ulteriore aumento per il prossimo.
Ad aggravare la situazione, già precaria per via della pesante crisi economica del paese, ci pensa anche il Governo regionale. Infatti, dei 6 milioni di euro previsti dal Piano di indirizzo per il diritto allo studio universitario[1] ne sono messi in bilancio solo 1 milione e mezzo, di cui circa 700mila vengono dalla tassa regionale per il diritto allo studio, quindi dagli studenti stessi!
Inoltre per via degli assurdi criteri di distribuzione dei fondi alle università in base al “merito”, l’ateneo molisano – come stranamente quasi tutti gli atenei del sud – risulta solo tra i meritevoli di tagli sempre più consistenti. Proprio in seguito a questa valutazione, si chiede ai già tartassati studenti Unimol di sopportare anche i tagli al FFO, Fondo per il Finanziamento Ordinario delle Università destinato alla ricerca. Chi paga le conseguenze di queste valutazioni? Ovviamente solo gli studenti, i quali si vedo costretti a pagare tasse ogni anno più pesanti e, addirittura, la loro lenta sostituzione delle borse di studio con prestiti d’onore… Noi non vogliamo indebitarci fin da giovani con la prospettiva di un futuro, se tale si può definire, precario e senza prospettive.
Ci si chiede poi perché c’è la fuga dei cervelli verso l’estero, ma c’è bisogno di chiederlo? Secondo voi è possibile fare ricerca con assegni di ricerca di 500euro annui senza neanche la possibilità di poterli accumulare qualora non fossero spesi entro l’anno? È evidente che il Governo protende verso le privatizzazioni, ma noi siamo certi che questa è solo la strada per rendere le università sempre più elitarie, diminuendo la qualità complessiva. Le fondazioni private cambierebbero completamente lo scenario nazionale delle università: innanzi tutto la didattica sarebbe scelta solo in base alle attuali logiche di mercato che governerebbero quindi anche le varie ricerche imponendo dei paletti che limiterebbero di fatto lo sviluppo di alcune importanti ricerche che magari non hanno un immediato riscontro in termini economici. Noi invece vogliamo che il sapere resti pubblico e che ne sia garantito a tutti l’accesso.
Bisogna anche dire che l’Unimol potrebbe fare molto per ridurre i costi evitando la creazione di facoltà in così tante sedi decentrate, in modo da evitare sia aumenti nelle spese di gestione, sia che gli studenti di queste sedi siano penalizzati a causa di servizi spesso inadeguati, soprattutto se paragonati a quelli offerti ai loro colleghi che studiano a Campobasso. Alcuni – quelli che studiano a Termoli – sono particolarmente sfavoriti, visto che ad oggi Termoli è l’unica sede in cui non sono stati fatti investimenti per migliorare i servizi. A chi giovano tutte queste sedi? Non certo agli studenti questo è chiaro, e proprio con questa domanda che vorrei concludere, perché possa spingere voi che leggete ad un ragionamento su questa Regione e su come gestisce le nostre risorse.
[1] Approvato con la delibera 168 del 7 Luglio 2009.
ottimo, teneteci aggiornati e mandateci il materiale!
Tralasciate i commenti di Luigi, se ho capito chi è non ha altro da fare che disturbare l’operato del collettivo forse per invidia non so.
Comunque è interessante l’esempio che ci porta Laura e credo che approfondirò l’argomento, comunque anche se qualcuno non ci crede, il collettivo si muove infatti stiamo raccogliendo, proprio in questi giorni, delle firme per una proposta sul diritto allo studio e stiamo lavorando ad altre iniziative.
Buona giornata a tutt*
sì, sarebbe un tema molto interessante da approfondire…
possiamo anche chiedere a questi ragazzi del collettivo 2k8 che ne pensano… 😉
Sì è vero che c’è un doppio binario, e sarebbe interessante sapere quanto costano le scuole di eccellenza, quanto sono selettive ecc.
Il mio commento voleva solo dare un paio di esempi concreti su due semplici cose alle quali per es. a Bologna io non avevo diritto (mensa, alloggio); poi certo anche il sistema francese non è privo di contraddizioni.
Approfondirò e vi farò sapere!
laura,
permettimi. non ho diretta conoscenza del sistema universitario francese, quindi puoi smentirmi. ma non credo si possa parlare semplicemente di uno smantellamento più lento, o di un sistema molto migliore.
per quello che ne so io (e ti ripeto: poco…) il livello alto della formazione francese scorre su due binari: uno è quello dell’università pubblica, sostanzialmente di massa (come piace dire a noi italiani…), l’altro quello delle scuole di eccellenza (tipo école normale, per intenderci) alle quali si viene avviati già dal liceo e che permettono sbocchi lavorativi diversi e si fondano su un principio selettivo estremamente forte.
probabilmente questo doppio binario (più il fatto che la francia, certamente, ha una politica culturale che non è fatta solo di tagli, come quella italiana) è un importante fattore che permette alle università di mantenere dei costi bassi (sarebbe utile sapere a tal proposito su che costi viaggiano le scuole di eccellenza…).
Ti dico questo sulla base di quanto ho visto e sentito a Parigi, anche da persone che vivono e lavorano lì all’università. è plausibile che a Tolosa la cosa si senta di meno, e che essendo tu in erasmus goda di vantaggi diversi. Mi piacerebbe saperne di più.
In ogni caso bisogna riflettere sul fatto che – dal momento che l’università italiana è diversa perché sostanzialmente omogenea, è plausibile che la scelta di operare attraverso tagli massicci e politiche volte all’autonomia sia un modo per introdurre materialmente quella selezione (soprattutto di classe) la cui applicazione formale necessiterebbe di processi molto più lenti e tortuosi.
così, secondo me, cade il mistero di ministri stupidi e ministri intelligenti in merito alle politiche universitarie e rimane il dato – secondo me – più reale, di sistemi universitari che necessitano di procedimenti diversi per rispondere a problemi comuni (l’accesso al mercato del lavoro) e per attuare politiche europee anch’esse comuni (una preparazione specialistica e frammentata nelle nozioni ma omogenea a tutti i paesi dell’unione per produrre lavoratori a tutti i livelli spendibili in un mercato comune europeo che ha perso di competitività rispetto agli equilibri mondiali)…
madonna, scusate l’attacco di logorrea e la pesantezza
ciao
P.S. MAI lamentarsi che non si muove una foglia senza fare nulla per muoverla! Non è il collettivo che deve organizzare qualcosa a cui poi tu passivamente parteciperai, sei tu che devi organizzare se ne senti il bisogno
Sapete quanto costa l’università in Francia? Per chi non ha diritto alla borsa di studio, sulle 300 euro, per i borsisti €4.50! La mensa costa 3€ ed è considerata cara perchè ci sono stati degli aumenti di recente, l’affitto in residenza universitaria va da 136 a 220€ e viene concesso un aiuto per l’affitto che copre più della metà del suo costo!
Poi anche l’università francese ha i suoi problemi e anche in Francia stanno tagliando i fondi per l’università, ma diciamo che lo smantellamento è più lento e difficile dato che si parte da un sistema molto migliore.
Perchè non provi a cercare i/le ragazz* del collettivo all’università? Avranno una sede dove si riuniscono…magari anche loro se incominciano a vedere che c’è un movimento, un’attenzione, qualcun* che vuole contribuire, si sentiranno più motivati!
Nelle realtà piccole è sempre più difficile fare politica, ma se ci si unisce anche una piccola cosa si riesce a fare: penso ad esempio a un volantinaggio nelle sedi universitarie e all’ESU contro l’aumento delle tasse, a un’assemblea…
Incontratevi! 😉
Perchè in Molise non si muove una foglia? Eppure il collettivo c’è… Che fa questo collettivo?? mi aspettavo occupazioni, sit-in, casini (non quello dell’UDC), invece… non si muove una foglia.