Il diritto allo studio in Molise

“Cazzo, io vengo dal paese e pago un botto per i trasporti”

“Non è giusto pagare 350 Euro per i libri ogni anno!”

“Ma che cavolo al mio paese non c’è neanche l’ADSL”

“Devo rimanere a Campobasso tre giorni a settima per attività scolastiche, meno male che mia mamma mi fa la ‘mbustarella altrimenti dovrei pagare 10 Euro di pranzo al giorno, ma non posso sempre mangiare panini!”

“Cinema? E chi ci va più, li spendi tu 10 Euro!”

“Audio CD? Me li scarico è un furto pagarli 20 Euro!”Queste sono alcune frasi che mi è capitato di sentire durante questo autunno, che definire caldo è un eufemismo.

E’ dal 8 Ottobre noi, studenti delle scuole superiori, insieme, a volte, con gli universitari scendiamo in piazza in tutta Italia contro i tagli indiscriminati a tutto il sistema della formazione messi in campo dal 2008 da questo governo.
Da Termoli ad Isernia, passando per il capoluogo, ci siamo ritrovati in migliaia per protestare, oltre che contro la drammatica situazione nazionale, anche contro l’assenza di politiche regionali volte a garantire l’effettiva libertà di accesso ai percorsi formativi, competenza demandata alle Regioni dopo la riforma del titolo quinto della Costituzione.
Abbiamo presentato, a conclusione della manifestazione del 29 Ottobre, una nostra proposta di legge Regionale (scaricabile dal sito www.udsmolise.it sezione download/leggi) nella quale compaiono misure di garanzia del diritto allo studio davvero all’avanguardia, per citarne qualcuna: comodato d’uso dei libri di testo nelle scuole, esenzione e sconti sostanziali sui prezzi per i trasporti, mense scolastiche attrezzate, incentivo a livello regionale della carta “io studio” che permetta di avere sconti sui consumi culturali.
Il giorno 16 Novembre 2010 il consigliere Michele Petraroia ha presentato ufficialmente la legge da noi proposta in Consiglio Regionale e per questo gli siamo davvero grati ma non possiamo non dire che ci avrebbe fatto piacere che questa operazione fosse stata fatta solo dopo averci consultato, come hanno fatto altri consiglieri.
Infatti se ci avesse contattati gli avremmo detto di presentarla solo insieme a tutti gli altri legislatori interessati alla proposta in modo da far avere alla stessa una valenza d’interesse generale e non di nicchia, come adesso può apparire.
In tutti i casi la questione centrale è che nella “nostra” Italia, e in Molise in particolare, c’è l’estrema necessità, da parte di tutti i cittadini, di poter guardare al futuro attraverso, se non ottime, buone prospettive.
Al di là della retorica sulla crisi economico-finanziaria c’è da stabilire delle priorità d’azione che possano finalmente guardare al futuro, al bene comune e ai beni comuni.
Tutto questo può avvenire solo grazie a buone leggi fatte da amministratori che sappiano porre un muro di separazione netto tra interesse privato e pubblico (clausola che soprattutto in Molise sembra latitare) e che sappiano ascoltare i cittadini, solo in quanto tali, e non in quanto persone che pongono una “X” al momento del voto.
Aspettando i fatti, saluto tutti i molisani ricordandogli che prima o poi dovrà finire il tempo delle raccomandazioni e del clientelismo che non fanno che male al nostro territorio, con sempre meno risorse, e alla dignità di ognuno.

Manuel Colangelo
Unione Degli Studenti Molise

Una risposta a “Il diritto allo studio in Molise”

  1. “Il giorno 16 Novembre 2010 il consigliere Michele Petraroia ha presentato ufficialmente la legge da noi proposta in Consiglio Regionale e per questo gli siamo davvero grati ma non possiamo non dire che ci avrebbe fatto piacere che questa operazione fosse stata fatta solo dopo averci consultato, come hanno fatto altri consiglieri”

    Mi sembra un comportamento veramente fuori luogo e paternalista.
    Se Pietraroia aspira veramente a diventare il referente istituzionale dei movimenti Molisani, sarà meglio che impari a mettersi al servizio dei movimenti, a concordare con loro le sue mosse e a non sovradeterminarli.
    Non sono una di quelli che dicono no a qualsiasi forma di intelocuzione con la politica istituzionale e che inorridiscono di fronte a qualunque esponente di partito… il problema è che chi dice di stare dalla nostra parte dovrebbe riconoscerci come interlocutori perlomeno alla pari, se non proprio sottomettersi al volere delle nostre assemblee.

    Se si tratta solo di vampirizzare qua e là le istanze dei movimenti e portarle in consiglio regionale senza neanche chiedere il permesso e poi aspettarsi che gli diciamo pure grazie, allora non ci siamo proprio.

    E sono anche i movimenti stessi che dovrebbero riuscire a imporre ai consiglieri che aspirano a rappresentarli di rispettare la loro autonomia e maturità e concordare con loro qualunque azione.

    Non fraintendetemi, sto parlando in generale: non intendo drammatizzare un episodio che l’uds stessa, mi sembra, non ha ritenuto di stigmatizzare più di tanto.
    Voglio solo dire che mi sto chiedendo con una certa preoccupazione se si tratti di una “zappa”, di una svista occasionale, o se questo gesto non sia idicativo di un atteggiamento…

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