Acqua, tumori e agricoltura: “In Basso Molise ci si ammala il doppio”

CRONACHE
Inquietanti verità dal convegno sull’incidenza dei tumori nel Basso Molise, prima iniziativa pubblica dell’associazione “Il grido”, che unisce i familiari delle vittime. Sullo schermo le sconcertanti immagini di ortaggi malformati provenienti dai campi irrigati con l’acqua della diga del Liscione, scattate dal dottor Nicola Gabriele, che ha anche documentato la presenza di cianobatteri nell’invaso, nel 2006. «Mai abbassare la guardia, mai rassegnarsi e rimanere intrappolati nella passività», il messaggio lanciato nel convegno. Assenti i politici, gli autori delle scelte ambientali che incidono sulla salute del territorio.

Termoli. L’incidenza dei tumori in Basso Molise supera del doppio la media nazionale. Linfomi, leucemie, ma anche neoplasie al colon-retto, allo stomaco sono molto diffusi. Le tiroiditi autoimmuni sono al settanta per cento e colpiscono i più giovani.
Una verità amara, che fa venire i brividi, che non può non far “urlare”, pretendere chiarezza e risposte da chi ha il compito di amministrare il territorio. Da quei politici che ieri giovedì 10 marzo non c’erano, nella platea del cinema Sant’Antonio. Nessuno di loro ha preso parte al convegno promosso dall’associazione familiari vittime “Il grido”, nata dopo le ultime inquietanti vicende dell’inchiesta sui reati ambientali “Open gates”, da un appello di un cittadino, Salvatore Minelli, al quale il cancro ha portato via la moglie. Un appello a reagire, lanciato attraverso Primonumero.it.

L’incontro è la prima iniziativa pubblica della nuova realtà che unisce le tante famiglie colpite da atroci lutti, nella nostra piccola regione. L’associazione apolitica e senza fini di lucro si è appena costituita, lo scorso 4 marzo, e ha in cantiere numerosi obiettivi, «tutelare i diritti delle vittime dei tumori e loro familiari, attivare un archivio con tutti i dati riferiti alle patologie, fare opera di divulgazione didattica, sostenere tutti coloro che hanno vissuto il dramma della malattia, agire con eventuali richieste di risarcimento, informare sui diritti del malato», alcuni dei passi futuri, illustrati dal presidente de “Il grido”, il professore Roberto Bove.

«Peccato che non siamo in tanti – ha commentato il dottor Nicola Gabriele, componente dell’Isde (International Society of Doctors fo the Environment) – quando ci sono questi incontri bisogna trovare il tempo, c’è sempre qualcosa da imparare, non cadiamo nella trappola della rassegnazione e passività, bisogna trovare le motivazioni per cambiare in meglio le cose, senza avere paura».
Il medico, primo relatore del convegno ha parlato di biodiversità, di come l’ecosistema è stato alterato dall’inquinamento, «il 24 per cento delle malattie sono attribuibili a fattori ambientali». E senza mezzi termini ha affrontato il problema dell’incidenza delle neoplasie nel Basso Molise, terra di smaltimenti illeciti di rifiuti tossici, come il cromo esavalente, la sostanza altamente nociva che proprio tra Termoli e Campomarino veniva scaricata nei terreni, secondo quanto emerso dall’operazione Mosca, portata a termine nel 2006, e menzionata da Roberto Saviano in “Gomorra”.

«A Natale e Capodanno ci siamo intossicati coi trialometani – ha aggiunto – il cui apporto prolungato causa tumori, del colon retto e della vescica. Tra Termoli e Campomarino si è raggiunto il livello di 79 microgrammi per litro, molto più elevato rispetto ai 30 microgrammi, soglia massima stabilita. Come mai? Che cosa è successo? Perché c’è stato un aumento con il freddo?». Il dottor Gabriele ha poi rivelato aspetti a dir poco sconcertanti, legati proprio alla diga del Liscione. Sullo schermo del cinema Sant’Antonio a un certo punto era impressa un’immagine di ortaggi malformati: «Questa foto è stata scattata da me, sono prodotti dei campi irrigati con l’acqua dell’invaso di Guardialfiera. Ho documentato, nel 2006, la presenza dei cianobatteri nel bacino».

Un esempio nudo e crudo di come «il Basso Molise sia sempre più diventato una megadiscarica a cielo aperto, dobbiamo pretendere dalle istituzioni il monitoraggio continuo della diga, dei corsi d’acqua, degli scarichi, l’uso dei pesticidi e dei fertilizzanti va assolutamente vietato con delle ordinanze, dobbiamo conoscere in ogni momento la qualità delle acque, vanno svolte indagini epidemiologiche», ha aggiunto il dottor Gabriele.

Il primario del centro trasfusionale del San Timoteo Pasquale Spagnuolo ha spiegato il significato e l’importanza dell’incidenza e della prevalenza, e illustrato i dati del piano oncologico nazionale, riferiti al 2008: «Sono stati registrati in quell’anno 132mila nuovi casi di tumori negli uomini, e 122mila nelle donne. Centoventimila sono stati complessivamente i decessi. Si è passati dai 91mila morti nel 1970 ai 115mila nel 1980 e 132mila nel 1990. In compenso è aumentato il numero dei sopravvissuti». In seguito il medico dell’ospedale di Termoli ha parlato delle misure di prevenzione. Nel Molise, nel 2008, i decessi sono stati 650, 429 gli uomini e 224 le donne uccisi dal cancro. Il dottor Luigi Marini ha affrontato l’aspetto dei risarcimenti: «Per qualsiasi patologia che deve essere valutata ai fini di un indennizzo monetario va stabilito il nesso di causa ed effetto. Nelle neoplasie risulta molto difficile. E’ importante analizzare l’aspetto epidemiologico. Per quanto riguarda i tumori non esiste una sola causa, ma la genesi è multifattoriale. Non ci sono certezze, ma ipotesi di certezza, come nel caso del mesotelioma pleurico. E’ stata riconosciuta un’ipotesi molto elevata connessa all’esposizione delle polveri di fibre di amianto». Il dottor Marini, componente dell’associazione “Il grido”, ha spiegato che ci sono studi recenti su alcune patologie, come il tumore del sangue e del cervello (forme leucemiche e neuroblastomi) in cui può esistere un’ipotesi di causalità legata all’esposizione dell’organismo a campi elettrici o magnetici, per esempio cellulari e ripetitori. Marini è tornato a evidenziare il dato più allarmante: «Nel Basso Molise cresce il numero di patologie, e questo ci deve far riflettere».

 

Aida Trentalance