VERSO IL 20 MARZO… A 9 anni dal terremoto, che vento tira sul cratere?

Domenica prossima 20 marzo è prevista una manifestazione contro l’installazione di un impianto eolico nelle campagne di San Giuliano di Puglia; abbiamo fatto qualche domanda ad alcuni esponenti del Comitato interzonale “Il vento del cratere”, che organizza l’iniziativa e riunisce diversi cittadini dei paesi “terremotati”. Le loro risposte, scritte collettivamente, sono un’occasione per riflettere sull’eolico selvaggio e sui suoi possibili danni alla salute umana; sulla ricostruzione e sui metodi poco democratici che la accomunano alla palificazione selvaggia, sul fare rete in difesa del territorio.

Ringraziamo per la chiacchierata Giovanni Gianfelice, Antonio Mastrogiacomo, Antonello Nardelli e Antonio Picanza e rinnoviamo la disponibilità di Tratturi a dare spazio ai movimenti in difesa del territorio e dei beni comuni.

Innanzitutto, vi chiedo di spiegare ai lettori di “Tratturi” qual è la situazione dell’eolico nei comuni del cratere.

In diversi comuni – Santa Croce di Magliano, San Giuliano di Puglia, Colletorto, Bonefro, Ripabottoni, Montorio, Montelongo, Rotello – sono stati già installati impianti sia eolici che fotovoltaici, ma sono ancora tanti i progetti in fase di istruttoria presso gli uffici tecnici comunali o la Regione Molise. Alcuni di essi interessano il territorio di un solo comune, altri attraversano i terreni di più comuni. Tanto per fare un esempio ce n’è uno che parte da Sant’Elia a Pianisi, attraversa i territori di Colletorto, Bonefro, San Giuliano e Santa Croce ed arriva fino a Rotello, dove dovrebbe essere costruita la cabina di accumulo.

Il progetto che interessa il territorio sangiulianese prevede 12 mega torri della potenza media di 2,2 megawatt, il sopruso principale verso il territorio è che 4 pale verranno messe a ridosso della Chiesa di Sant’Elena, importante sito storico e religioso per gli abitanti di San Giuliano e della vicina Santa Croce di Magliano, recentemente ristrutturato con sistemazione dell’area antistante (area picnic – camping -servizi igienico-sanitari); le altre saranno installate a ridosso del tratturo Celano-Foggia.

Nel 2000 il tratturo che ricade nel territorio sangiulianese è stato oggetto di vari interventi con l’aiuto di fondi comunitari FESR (staccionate in legno, re-impianto di alberi, restauro di pozzi e abbeveratoi, cartelli di indicazioni turistiche, escursionistiche, stazioni di sosta per i cavalli), finalizzati alla sua valorizzazione in chiave turistica. L’installazione del parco eolico andrebbe a dequalificare l’intera zona.

Qual è la vostra posizione su questa questione? Come vi state organizzando?

Fino a metà dicembre dello scorso anno si era diffusa la voce che il progetto sarebbe rimasto tale, visti i vari vincoli paesaggistici presenti sul territorio; poi però sono arrivati gli espropri dei terreni dalla Regione Molise per la realizzazione del parco eolico. A questo punto un gruppo di agricoltori si è mobilitato, e con l’aiuto della Rete delle associazioni contro l’eolico selvaggio del Molise e del consigliere regionale Michele Petraroia, si è riusciti ad ottenere il blocco dei lavori, in virtù del parere contrario del Ministero dei Beni Culturali.

Da gennaio vari incontri hanno visto partecipi i rappresentati dei comitati anti eolico selvaggio nati spontaneamente sul territorio, l’idea è quella di unire le forze, organizzare un comitato intercomunale, in quanto tutti questi comuni hanno i medesimi problemi. È già in atto la raccolta firme per sensibilizzare in primo luogo i cittadini, poi i vari enti preposti al controllo di queste opere; abbiamo diffuso un dossier con osservazioni e considerazioni sul problema dell’eolico selvaggio.

La nostra posizione è molto chiara: non siamo contrari per principio all’eolico, ma il tutto va ricondotto nei termini giusti e soprattutto nella giusta proporzione. Siamo una piccola regione di poco più di 4000 Kmq. su cui già sono in funzione ad oggi circa 420 torri eoliche con un impatto ambientale devastante; le larghe maglie della legge Regionale, cosiddetta legge Berardo, danno la possibilità di installare sul territorio regionalefino a 3000 pale. Le conclusioni sono facili da immaginare.

Molti di noi appartengono ad associazioni già attive nella Rete contro l’eolico selvaggio ed anche il nostro Comitato vi ha aderito sin dalla sua costituzione; si tratta di una rete di associazioni culturali, ambientaliste, agricole, ecc.. circa 120, che stanno organizzando una serie di iniziative sul territorio: petizioni, convegni, tavole rotonde, dibattiti, per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo importante problema, che riguarda noi, ma soprattutto i nostri figli e le future generazioni alle quali vorremmo lasciare un territorio più pulito possibile. Per questo e altri validi motivichiediamo che il Consiglio Regionale si attivi a costituirsi in giudizio contro questi “procacciatori di affari” e faccia proprie le linee guida emanate dal Governo centrale, molto più restrittive per quanto riguarda il rilascio delle autorizzazioni. Noi crediamo nelle potenzialità del nostro territorio, rimaste ancora inespresse per colpa di decenni di non politica, e non siamo disposti a svenderlo!!!

Quindi voi aderite alla Rete contro l’eolico selvaggio, che si è mobilitata ad Altilia nei mesi scorsi. Qual è il bilancio che fate di questi mesi di mobilitazione?

Riteniamo la rete un indispensabile strumento per contrastare il fenomeno dell’eolico selvaggio. La mobilitazione per salvaguardare il sito archeologico più importante delle nostra regione ci dimostra che la Rete funziona, che “l’unione fa la forza”: attraverso il presidio permanente si è riusciti a bloccare le ruspe prima dell’inizio dei lavori. L’entusiasmo per la vittoria della battaglia di Sepino è stato di breve durata, considerando che il Ministero delle Attività Produttive ha impugnato la Legge Regionale n. 23 del 23 dicembre 2010, che salvava la Valle del Tammaro, rimettendo in discussione il tutto, con grave rischio ambientale anche per altre aree, come San’Elena, Santa Maria della Strada, Pietrabbondante (solo per citarne alcune) che a nostro avviso andrebbero assolutamente protette.

Come giudicate questa iniziativa del governo?

E’ una notizia che ci lascia increduli, sembra che tutto quello che si è cercato di fare finora sia stato vano, ma proprio adesso occorre impegnarsi per ottenere il massimo dalla Regione, costituendosi parte civile nel procedimento, e dal Ministro Bondi, che pure si era ufficialmente impegnato ad annullare il progetto.

Purtroppo occorre prendere atto che la lotta contro le pale a vento è molto dura, il potere di condizionamento dell’industria dell’eolicoarriva a spingere il governo nazionale ad impugnare una legge regionale, ai danni di una regione che ha sempre costruito la sua economia su una realtà prevalentemente agricola, grazie alla quale è riuscita a mantenere più sano e naturale il rapporto uomo-ambiente.

Il 20 marzo avete convocato una manifestazione a San Giuliano di Puglia. Che cosa chiedete?

Innanzitutto ci preme informare in modo corretto la popolazione, per questo motivo abbiamo ritenuto importante la presenza di vari esperti e amministratori, oltre che portare la testimonianza diretta di persone che hanno avuto e che purtroppo continuano ad avere problemi, non solo di natura economica ma anche e soprattutto di salute, causati dalla vicinanza eccessiva di torri eoliche.

Chiediamo che il progetto di costruzione del parco eolico a San Giuliano di Puglia sia definitivamente bloccato e allo stesso tempo esigiamo che la Regione si costituisca innanzi alla Corte Costituzionale in difesa della legge regionale impugnata dal governo; che il governo regionale si attenga scrupolosamente alle Linee Guida Nazionali sulle fonti rinnovabili e, ultimo ma non meno importante, cherevochi tutte le concessioni rilasciate e non ancora eseguite, visto il numero elevato di impianti eolici già in funzione. La nostra piccola regione ha già dato il proprio contributo per quanto riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili, anzi ha fatto molto di più: oggi il70% dell’energia prodotta in Molise proviene da fonti rinnovabili e in Molise si produce una quantità di energia elettrica 4 volte superiore al reale fabbisogno energetico.

Potete spiegarci meglio in che consistono questi danni alla salute dovuti alla vicinanza di pale eoliche?

Il governo giapponese e la canadese Queen’s University hanno iniziato nel 2009 degli studi  di lungo periodo sulla possibilità di danni alla salute causati dagli aereo generatori. Secondo il responsabile della ricerca, le persone che vivono presso le turbine eoliche hanno segnalato effetti sulla salute come insonnia, ansia, nausea e ronzii alle orecchie, solo per citarne alcuni. Secondo Nina Pierpoint, pediatra newyorkese che ha coordinato un’altro studio negli Stati Uniti, i bimbi che vivono vicino agli impianti affrontano notti popolate da incubi, ma soprattutto rischianoritardi e anomalie nello sviluppo celebrale. Le turbine che trasformano il vento in energia elettrica hanno effetti nocivi perché i suoni a bassa frequenza emessi, che non sono percepiti dall’orecchio umano, interferiscono con il sistema vestibolare dell’orecchio, che controlla il nostro senso d’equilibrio. Secondo un sondaggio realizzato in Gran Bretagna dalla Dott.ssa Amanda Harry, fra coloro che vivono nei pressi di una pala eolica, ben l’80% sostiene di aver accusato sintomi che vanno dalle emicranie, alle palpitazioni fino alla depressione, mentre il 75% ha riscontrato problemi ad addormentarsi a causa del rumore.

Dal terremoto in poi, molte decisioni che riguardavano le vostre comunità sono state prese altrove; vi siete ritrovati a dover dipendere da un potere più in alto, la Regione o il Governo, che doveva stanziare e gestire i fondi per la ricostruzione. In questo senso, l’installazione dell’impianto eolico contro il volere dei cittadini è forse solo l’ultima delle decisioni calate dall’alto sulla gestione del vostro territorio. Condividete questa analisi?

Certo, molte delle decisioni che riguardavano e riguardano la problematica della ricostruzione sono state prese dal Commissario delegato,senza tenere conto delle priorità e delle reali necessità della popolazione; basti pensare che se “il sisma” non fosse stato allargato a comuni che non hanno neanche avvertito il terremoto, molto probabilmente oggi la ricostruzione nell’area del cratere sarebbe già stata terminata, invece – ad eccezione di San Giuliano di Puglia – il processo di ricostruzione è ancora lontano dall’essere completato. A Bonefro ci sono ancora moltissime famiglie che vivono in casette decadenti e insalubri e sono passati già 9 anni dal terremoto. L’ampliamento del danno anche alla Provincia di Isernia ci ha fortemente penalizzato e messi in cattiva luce di fronte all’opinione pubblica. Una vera vergogna! Sono moltissimi i cittadini del “cratere” che condividono queste considerazioni.

Più in generale, che cosa apporta alla vostra lotta l’esperienza del terremoto e di una ricostruzione dai metodi e dai risultati che spesso sono stati contestati?

L’esclusione dai processi decisionali ha portato ad una mancanza totale di interazione tra gli individui; l’assenza di forme di aggregazione (assemblee pubbliche, dibattiti) ha prodotto una rottura sociale, che può esser colmata solo ristabilendo il senso di comunità. L’esperienza del terremoto ha reso evidente la mancanza di trasparenza e d’informazione tipica delle forme di potere clientelari, che si ripropone in termini analoghi anche con l’eolico selvaggio; tutto questo ci ha portato ad intraprendere una nuova strada fatta di rapporti umani, di incontri, di discussioni, a volte anche dai toni accesi, ma allo stesso tempo tappe fondamentali di un processo di crescita civile e sociale, necessario per la sopravvivenza e la salvaguardia del territorio e delle nostre piccole comunità.

La nostra regione sta diventando sempre più un territorio da depredare di tutte le sue risorse, e allo stesso tempo una pattumiera dove smaltire rifiuti di ogni tipo. Pensiamo soltanto alla sospetta contaminazione dell’acqua potabile in Basso Molise, ai rifiuti pericolosi smaltiti al Cosib di Termoli, al malcelato progetto di inceneritore a Montagano. Una delle novità della Rete contro l’eolico selvaggio è che riunisce i cittadini che si mobilitano contro la proliferazione delle pale eoliche, a quelli che a Montagano si mobilitano sulla questione dei rifiuti – e anche il vostro progetto, se ben interpreto, va nella direzione di fare rete tra comunità di diversi paesi. Pensate sia utile nella nostra regione continuare nella stessa direzione e fare rete tra realtà diverse, che vogliono riprendersi la parola sulla gestione del loro territorio?

È indispensabile unirsi, fare rete, da soli non si va da nessuna parte, questo vale per qualsiasi lotta che preservi la nostra terra, dall’abusivismo edilizio, dall’inquinamento ambientale, dall’eolico selvaggio e da qualsiasi altra aggressione contro il nostro territorio. Per quanto ci riguarda continueremo la nostra mobilitazione, stiamo diventando tanti, ma soprattutto riscontriamo nell’opinione pubblica un diverso modo di rapportarsi di fronte a queste problematiche. Vogliamo tutelare il nostro territorio, difenderlo dagli attacchi di personaggi spregiudicati, affaristi e faccendieri che vogliono ipotecarlo precludendo qualsiasi futuro sviluppo, con la complicità irresponsabile di una certa parte politica. Per far questo dobbiamo rimanere uniti, perché uniti saremo vincenti e riusciremo a salvare questo nostro Molise oggi umiliato e offeso. Quest’anno fortunatamente ci saranno le elezioni provinciali e regionali, non dobbiamo perdere questa grande opportunità, perché il tema delle campagne elettorali dovrà essere anche l’ambiente e la salvaguardia del territorio. Arriverà il giorno della resa dei conti. Dobbiamo impegnarci per dare al Molise una nuova classe politica, dei nuovi amministratori che vogliono bene a questa terra e ai suoi abitanti.

Il nostro blog è nato dalla voglia di un gruppo di studenti e lavoratori fuorisede di tornare ad impegnarsi in Molise, rimettendo in contatto chi è partito e chi è rimasto e dando spazio alle realtà di movimento che lottano in Molise per la difesa del territorio. Che ne pensate di questo progetto? Pensate che possa essere utile alle realtà come la vostra?

Ciò che ci lega a voi è l’amore per la nostra terra, dunque non possiamo che essere entusiasti del vostro progetto. Riteniamo importante far conoscere fuori dai confini regionali le problematiche molisane; molti italiani, ancora oggi – o forse dovremmo dire, oggi più di ieri – non conoscono il Molise, non sanno neanche dove sia, pensano che i tratturi siano dei trattori tipicamente molisani … a prescindere dall’ilarità di queste affermazioni (cfr. sondaggio Conosci il Molise?,ATM, 2009) è avvilente constatare quello che sta accadendo da troppi anni nella nostra piccola regione … è ora di dire basta, di fermare lo scempio perpetrato ai danni del nostro territorio, è ora di lottare contro chi evidentemente non ama la propria terra. Noi siamo qui con i piedi ben piantati, da molisani onesti e caparbi, ma l’apporto di iniziative come la vostra è fondamentale per far uscire il Molise e i molisani dall’isolamento e spingerli verso una forma reale di progresso civile.

Intervista di Laura Acquistapace

a Giovanni Gianfelice, Antonio Mastrogiacomo, Antonello Nardelli e Antonio Picanza

del comitato interzonale “Il Vento del Cratere”