Sempre meglio di un pugno in un occhio (L’articolo dell’Infiltrato e i circoli Arcigay)

Forse in quanto soggetto discriminato dovrei dire grazie a qualsiasi personaggio che, dalla parte dei “normali”, spende una parola per me. Eppure l’articolo di Camilla De Camillis su l’Infiltrato mi irrita.

A giudicare da questo articolo, sicuramente animato da buone intenzioni, si direbbe che, senza un circolo Arcigay, i gay e le lesbiche siano completamente persi. Che senza la tessera di una struttura nazionale appositamente deputata a ciò, non possano in alcun modo incontrarsi nè tantomeno organizzarsi per far valere i propri diritti e per lottare contro la cultura eterosessista che ci opprime.

In primo luogo, vorrei segnalare che in Molise esiste già da qualche tempo il collettivo lgbt A Testa AltRa, cosa che questo articolo passa totalmente sotto silenzio.

In secondo luogo,vorrei spiegare all’autrice dell’articolo e ai lettori che, per quanto possa sembrare sorprendente, i gay e le lesbiche non rimorchiano solo nei luoghi autorizzati e separati che la società gli ha concesso o che loro si sono presi, come appunto i circoli arcigay.

Con questo non voglio sminuire l’importanza di avere degli spazi propri, un passaggio che è fondamentale per ogni categoria oppressa e negata, ma sottolineare che lo scenario di esilio sessuale descritto dall’articolo, per cui i gay molisani eserciterebbero la loro sessualità solo fuori regione, mi sembra più il sogno di un omofobo che una descrizione della realtà.

E questo non foss’altro che perchè la tecnologia ha fatto dei passi avanti, e anche nell’arretrato Molise esistono le chat, ma anche perchè esiste il collettivo A Testa AltRa, e perchè l’omosessaulità è ovunque, con buona pace dei benpensanti.

E non solo l’omosessualità è ovunque, ma il movimento lgbt si è addirittura concesso il lusso di esprimere una ricchezza molto maggiore di un’unica sigla. In altre parole, non esiste solo Arcigay/Arcilesbica. Capisco che possa sembrare incredibile, eppure anche gli omosessuali possono avere visoni politiche e forme di attivismo differenti.

Che ci posso fare. L’articolo di Camilla De Camillis sarà sempre meglio di un pugno in un occhio, eppure non mi piace.

Camilla sostiene che in Molise gli omosessuali “nessuno li picchia, come accade nel ‘civilissimo’ Veneto”, però non ci sono persone disposte a riconoscere i loro diritti. Non ne sarei così sicura, che nessuno li picchia. Che ne sappiamo di quello che accade dietro le mura domestiche delle brave famiglie molisane?

E poi l’articolo descrive il Molise come “l’inferno” e la Puglia come “il paradiso” dei gay.  Avevamo già capito che Camilla aveva le idee un po’ confuse sulla geografia, sia terrena che extraterrena, visto che è convinta che Palermo sia comodamente raggiungibile dalla Basilicata per tutte quelle froce che vogliono recarsi la domenica in un circolo arcigay. Ma l’idea che la Puglia sia il paradiso degli omosessuali solo perchè Nichi Vendola è il presidente della regione è veramente ingenua.

Per non parlare della solita retorica del Molise arretrato e dell’intellettuale che sospira l’arrivo della modernità (“in Molise il tempo si è fermato”). Questa canzoncina progressista l’abbiamo già sentita troppe volte e ci è venuta a noia. Sterile, compiaciuta, e stupidamente positivista. Cos’è la modernità? Quale modernità? Se il futuro è diritti civili per i gay e CPT per i migranti, matrimoni omosessuali e zero tutele per i single e le single, allora tenetevela pure la vostra modernità, noi ce ne costruiremo un’altra.

L’articolo dell’Infiltrato lamenta che i gay e le lesbiche molisani non hanno “nemmeno  centro dove incontrarsi e vivere serenamente la propria condizione”. La propria condizione?!  Come se il problema fosse tuo, perchè in fondo sei tu che non ti vivi serenamente la tua condizione, che non ti accetti, e allora magari hai bisongo di uno psicologo che ti aiuti, o di un cortile dove fare ricreazione insieme a gente “nella tua stessa condizione”.

Cara Camilla, ci prenderemo i nostri spazi, anche in Molise, ma non sperare che ci resteremo dentro. Saranno solo luoghi da cui partire per far sì che tutti i gay, le lesbiche, i/le trans, le persone intersesssuali e tutti quelli e quelle che vogliono vivere il loro corpo, la loro sessualità e i loro affetti al di fuori dei recinti imposti dalle convenzioni sociali possano farlo sempre, in ogni ambito della società; e anche per far sì che le persone che vogliono vivere in questo modo (senza doversi per forza sposare, senza dover predeterminate in anticipo il sesso/genere della persona dalla quale saranno attratti, senza dover lasciare all’uomo l’iniziativa, per esempio) siano sempre di più.

Perchè non esistono persone omosessuali e persone eterosessuali. Esiste solo una società  eterosessista.

Alessia Acquistapace

 

5 risposte a “Sempre meglio di un pugno in un occhio (L’articolo dell’Infiltrato e i circoli Arcigay)”

  1. cara camilla organizziamola una festa queer a campobasso, io sono pronta!
    dico sul serio

    a testa altRa è appena nato e per essere il primo collettivo lgbtq in molise, per di più fondato da studenti e studentesse delle superiori, penso che meriti ammirazione e rispetto per il solo fatto di esistere.. dopo che sono stati i primi a uscire allo scoperto (e /vivendoci/ in molise, non tornandoci per le vacanze come faccio io) non gli rimprovero certo di aver fatto troppo poco! e ti ripeto, non esistono mica da tanto… di sicuro ci stupiranno con effetti speciali molto molto presto

    come tratturi abbiamo provato, nei limiti delle nostre forze, a portare le tematiche lgbt (e soprattutto a creare situazioni accoglienti per lgbt, a prescindere dalla tematica di cui si parla) a Campobasso, per esempio organizzando l’aperitivo con Porpora Marcasciano da Morelia ma anche lavorando molto su di noi

    il discorso sulle chat puntava a contestare l’idea (ovviamente non tua, ma certo di molti tuoi lettori) per cui i gay e le lesbiche in molise o non ci sono, o se ci sono se ne vanno prima che possono in una grande città: allora
    dire con orgoglio che ci sono e che compiono i loro peccaminosi atti anche sul scrto suolo molisano e probabilmente anche nelle camere da letto dei loro genitori secondo me è importante per scalfire questo muro di omertà e di rimozione che ci circonda

    sono d’accordo, assolutamente d’accordo con il fatto che dobbiamo prenderci degli spazi in cui incontrarci…

    e aggiungo che non solo un gay e una lesbica possono sceglire di frequentare un locale “etero”, ma un/una etero può scelgiere di frequentare un locale gay!

    guarda io non sono di quelle che dicono “ah non dobbiamo fare il ghetto, non dobbiamo isolarci”, anzi li odio quelli che fanno quel discorso là, perchè se in tutti gli ambiti della società io devo sentire battute sessiste, sentirmi a disagio, ritrovarmi la bava di 200 marpioni addosso o addirittura rischiare il posto di lavoro o una tragedia familiare se sto con un’altra donna… bè allora W IL GHETTO!

    ma nel mentre che ci prendiamo il nostro relax in uno spazio separato, e anche il nostro tempo per parlare e per pensare, voglio anche dire fin da subito che non mi basta che la società mi lasci in pace e non mi rompa le ovaie, perchè voglio essere io a rompere le ovaie alla società

    cioè voglio dire alla gente che crede di essere etero (o che crede che le uniche modalità di relazione, di sesso e di amore siano quelle che ci ha insegnanto una società sostanzialmente etero) che anche loro possono essere e fare altro

    insomma non voglio chiedere alla società “riconoscimi” ma dire alla società “riconosciti in me”…

    non voglio quello che hanno gli etero. voglio molto di più. per noi e per loro.(come giustamente diceva la mia meravigliosa sorella 😉

    va be’… ti scriverò

    intanto ti do appuntamento all’aperitivo di tratturi

    🙂

  2. PS Per confrontarci tutt*, l’imminente aperitivo di Tratturi potrebbe essere un’ottima occasione!

  3. Beh sì l’articolo parlava dell’arcigay per il suo trentunesimo anniversario… Ma soprattutto denunciava quanto il Molise sarebbe arretrato dal punto di vista del riconoscimento dei diritti dei gay, adducendo come unica prova il fatto che non ci sia l’arcigay.
    Ora, probabilmente il Molise è arretrato sul serio, ma non c’entra l’assenza o la presenza dell’arcigay! Così come la Puglia non è avanzata solo perché il suo governatore dichiara di essere omosessuale. Alessia invitava ad allargare il punto di vista, a considerare la questione più a fondo, senza fermarsi al dato esteriore dell’esistenza di una certa associazione, o delle preferenze sessuali di un politico. Ad esempio, magari nelle brave famiglie molisane i gay vengono picchiati e noi non lo sappiamo… sarebbe interessante un’inchiesta giornalistica sul tema! E magari A testa Altra, collettivo glbtq nato da qualche mese, crescerà e fara meglio di Arcigay, che non è l’unica associazione ma una delle realtà del variegato mondo glbtq, che hanno punti di vista anche diversi da quello dominante e generalmente accettato dell’arcigay…
    Poi secondo me c’è proprio una differenza di vedute su un punto. Cito due frasi dai tuoi commenti:
    “Di fare quello che fanno gli etero”
    “Stare nelle chat non significa viversi come gli etero”
    Io mi domando: perché i gay e le lesbiche dovrebbero necessariamente desiderare di fare come gli etero? E non, magari, di vivere la propria sessualità e la propria affettività nella maniera che preferiscono? che non sia etichettata come “etero” o “omo”, che non sia necessariamente riconducibile a “modelli di normalità” cui rifarsi e uniformarsi.
    Poi l’espressione “locali gay autorizzati” mi sembra quantomeno infelice… cosa sono esattamente? quelli dove un gay o una lesbica sono autorizzati a poter palesare la propria “””diversità””” e quindi a rimorchiare?

  4. Poi scusami un attimo… le chat mi sembrano soltanto un modo per restare anonimi e viversi nel virtuale. Io parlo di vita vera. Di baci sotto il portone, di scambiarsi la mano in pubblico. Di fare quello che fanno gli etero. In Molise non ho mai visto una coppia gay baciarsi in pubblico. A Foggia sì, a Rimini pure e anche nella Napoli dei quartieri spagnoli. Fuori ci sono gli schiuma party, fuori ci sono i locali gay autorizzati. E poi una coppia gay può anche scegliere di frequentare locali per etero. Ma questa in città come quelle appena menzionate è una scelta. Non è un’imposizione come a Campobasso, Isernia o Termoli. Ma ci vogliamo rendere conto o no che stare nelle chat non significa viversi come gli etero? Io dico che chiunque si deve vivere come vuole e non come gli si impone. Tu cara Alessia ti contraddici. Prima parli di Molise libero con A Testa Altra e poi parli di sfogo in chat. Ma lo capiamo che la chat è uno strumento per nascondersi. Io vorrei che gli omosessuali avessero gli stessi diritti degli etero. E qui non li abbiamo, arcigay a parte!

  5. Bene io omofoba. Non mi sembra proprio dall’articolo che ho scritto. Il collettivo a testa Altra? Dove siete? Che iniziative fate e che vi proponete? Mi sembra di aver sentito parlare di voi soltanto mezza volta! Poi l’articolo era sui 31 anni dell’arcigay quindi è normale che si parli di arcigay scusami un attimo. Tesoro mio io ti vorrei pure conoscere per parlare di queste cose magari davanti a una cioccolata calda. Così si comincia a uscire fuori dall’isolamento. Perchè l’isolamento c’è e non c’è bisogno di psicologi per dire che è questa la condizione dei gay in Molise. Dimmi se c’è stato mai un pride oppure una festa gay in questa cazzo di città. Soltanto festini privati. Nessuno si dichiara apertamente. Scusami un attimo. Ma se uno è gay come fa a viversi se non c’è un posto dove poter essere se stesso? Ditemi dove ci incontriamo e ci sarò. Poi scriveremo un’altra storia! Sono pronta! Ma se non uscite fuori come si fa a sapere di voi cara Alessia. Sarei ben contenta di conoscerti e parlarne. Se vuoi puoi mandare una mail all’indirizzo che ti compare e finalmente ci conosciamo e ci confrontiamo.

I commenti sono chiusi.