Sembra che il Municipio di Campobasso sia diventato sede del FPLP, il Fronte Populista di Liberazione delle Automobili, una organizzazione che vanta importanti adesioni e che si mostra particolarmente sensibile al diritto per ogni automobilista di entrare a parcheggiare e “servosterzare” a piacimento in zone a traffico limitato e aree pedonali. Perché il mio SUV, la mia Mercedes non possono godere della vista della Cattedrale ottocentesca, o del palazzo della Prefettura? Perché la mia utilitaria non dovrebbe guardarmi mentre faccio compere nei negozi di piazza Pepe? Ma il fronte populista di liberazione delle automobili non è solo sostenuto da qualche automobilista un po’ cafone o pigro, ma anche dalle cariche istituzionali più “in vista” della città, dai commercianti che hanno a cuore il riposo dei propri clienti, oltreché da baristi e ristoratori (a proposito… chi si è accorto del nuovo ristorante spuntato fuori quasi dal nulla vicino al teatro Savoia?).
Insomma, Campobasso sembra essere sempre più una città a misura di automobili, possibilmente di SUV, ma – siccome il Municipio è interclassista e democratico – anche utilitarie e macchine di seconda mano avranno i loro vantaggi.
Noi, invece, che amiamo passeggiare più che parcheggiare, preferiamo una città fatta per i pedoni, vogliamo che piazza Prefettura venga di nuovo chiusa al traffico e che 10, 100, 1000 aree pedonali sorgano in tutta la città. Vogliamo camminare in strade libere e pulite, invece di fare lo slalom fra auto parcheggiate, piroettare per evitare di essere investiti, o inalare anidride carbonica dai tubi di scappamento…
Eppure, non basta opporsi all’apertura al traffico di piazza Prefettura. Certamente, ci si potrebbe limitare a ostacolare gli interessi ottusi di commercianti e baristi incapaci di comprendere quanto sia meglio portare avanti le loro attività in una piazza pulita e vivace; ci si potrebbe limitare anche a sorridere sagacemente di fronte alla ignavia del campobassano medio che si rifiuta di fare due passi a piedi. Ci si potrebbe limitare a questo, ma il problema è più ampio e va affrontato con proposte semplici, fattive, che sembrano, però, in una situazione come questa, vera e propria utopia.
Certo, perché a Campobasso o si è pedoni per ideologia, oppure è praticamente impossibile non cedere alla tentazione delle quattro ruote. Non c’è bisogno di menzionare la drammatica mancanza di un servizio di mezzi pubblici degno di questo nome, o la penosa situazione del terminal, ancora privo di una sala d’attesa e di un collegamento pedonale al centro; così come è sotto gli occhi di tutti la penosa situazione urbanistica della città: cresciuta senza lo straccio di un piano regolatore e nell’anarchia dell’abuso ambientale, la lottizzazione non è riuscita a produrre altro che periferie che sembrano la negazione stessa del pedone. A parte i cortili dei palazzoni che ospitano gli onnipresenti garage non esistono piazze, portici, viali pedonali, piste ciclabili, parchi pubblici. A chi verrebbe voglia di fare una passeggiata dal quartiere San Giovanni fino al centro cittadino? Tra macchine che sfrecciano, imboccano rotonde, inquinano, suonano il clacson e si fermano in coda, assomiglierebbe piuttosto a una giornata di Trekking estremo! Ma putiamo caso che questo coraggioso esploratore metropolitano riesca finalmente ad arrivare in centro. Per fare che? Certo, potrebbe bere un caffè, giocare alla lotteria istantanea e comprare qualche vestito, e poi? Potrebbe visitare in completa solitudine le stanze del museo sannitico? Oppure andare a vedere l’osceno restauro della chiesa di San Leonardo (ma non è l’unica chiesa di valore storico ad aver subito questo tipo di violenza…)? Oppure visitare la struttura dell’ex GIL rimessa in piedi di recente, e cercare qualche fantasma della altrettanto aleatoria fondazione Molise Cultura? Per fortuna c’è il centro storico: un bellissimo esempio di architettura medievale difensiva che si arrampica fino al castello. Peccato che il centro storico sia completamente vuoto e abbandonato. Pensiamo che a questo punto il nostro esploratore metropolitano abbia tutti i motivi per rimanere a casa e, come un vampiro di provincia, aspettare la sera per uscire (certamente in macchina) a riempirsi di birra nei soliti pub.
La riapertura al traffico di piazza Prefettura è l’ultima goccia in un vaso di gestione tutta sbagliata dello spazio urbano. Non si tratta semplicemente di passeggiare la domenica o il pomeriggio con i bambini o le fidanzatine per mano. Si tratta di vivere la città e di viverla per la funzione che la città ha sempre avuto: non un autodromo, ma un centro propulsore, dove confrontarsi, vivere il proprio tempo libero, produrre beni materiali e scambiarli, ma anche produrre idee, proposte, per una vivibilità che tenga conto dei problemi reali di tutti e non degli interessi di pochi. Vogliamo una città fatta di spazi verdi e non di asfalto grigio. Vogliamo una città che sia capace di riprendersi la sua storia rivalorizzando il centro storico a partire dalle esigenze della vita di tutti i giorni; non un centro storico-vetrina, patinato e finto, ma un quartiere che possiamo abitare e vivere attivamente, dove siano garantiti i servizi fondamentali: uffici postali e attività commerciali, dove venga intrapresa una politica di recupero edilizio ristrutturando le case vuote che potrebbero (perché no) essere acquistate dal comune e cedute come case popolari secondo graduatorie di reddito. Vogliamo biblioteche e mediateche in ogni zona della città, vogliamo spazi per assemblee cittadine e di quartiere, e spazi di aggregazione per affermare una socialità lontana dalla logica del consumo e dello shopping. Vogliamo recuperare gli orti del centro storico e farne laboratorio di tecniche produttive nuove ed eque; vogliamo prenderci spazi per affermare una nuova idea di mercato come luogo di scambio di prodotti alimentari locali che vada direttamente dal contadino-produttore al consumatore, privilegiando cioè il valore d’uso dei prodotti e non il profitto (l’esperienza dell’associazione “campi aperti” a Bologna va in questa direzione).
Vogliamo corsie preferenziali per gli autobus e una rete di mezzi capillare, diurna e notturna, che consenta di spostarsi liberamente a chi non usa la macchina, per scelta o per necessità – gli studenti, i pendolari, gli universitari, gli anziani e chi non può più permettersi di sostenere i costi di un’automobile. Vogliamo consultori e presìdi medici dove oltre a dispensare medicine si faccia educazione alla salute e alla autodeterminazione del proprio corpo. Vogliamo strutture di accoglienza per disoccupati e migranti che non siano solo centri caritatevoli, ma che si preoccupino del reale avviamento professionale e della reale formazione lavorativa e culturale di soggetti a perenne rischio di emarginazione.
Questo è quello che ci sembra più vicino a una città degna di essere vissuta, e non ci sembra di chiedere troppo.
La redazione di “Tratturi”
E’ interessante leggere alcuni dati del rapporto Euromobility, un’indagine che prende in esame la situazione di 50 città italiane su mobilità, gestione del traffico, qualità dell’aria ecc. e che mette Campobasso all’ultimo posto!
Ecco qualche dato:
– l’indice di motorizzazione è sopra la media nazionale con quasi 70 veicoli ogni 100 abitanti, ed è in aumento; inoltre ci sono pochi veicoli euro 4 o 5
– per quanto riguarda l’offerta dei trasporti, CB è nella parte bassa della classifica, con meno di 30 km per abitante (e di conseguenza anche i passeggeri sono pochi: poco più di 50 viaggi l’anno per abitante)
– il capoluogo molisano si distingue insieme a pochi altri anche per non avere zone a traffico limitato e per avere poco più di… zero metri quadri di zone pedonali per abitante!
– un primato positivo è quello per l’alto numero di parcheggi a pagamento – cosa che da chi scrive il rapporto è considerata positiva, contrariamente al pensiero di big Gino che fin dalla campagna elettorale aveva promesso di non far pagare più il parcheggio! e sta provvedendo, iniziando da piazza prefettura!
– si registrano pochi incidenti stradali, ma con una mortalità sopra la media (Cb è al terzo posto per questo triste primato)