“La Grecia è lontana, la nostra economia è più solida e poi noi abbiamo già fatto la nostra parte”. Le confortevoli frasi del sobrio Monti negli Stati Uniti e del saggio Napolitano in Finlandia tutto fanno tranne che rassicurare.
I due condottieri del rigore Italico si ergono a paladini della salvezza dell’Europa e dei mercati internazionali: nel nuovo continente il Premier, oltre a farsi fotografare con Obama, si fa ricevere nel palazzo dei più potenti del mondo, a Wall Street, per convincere gli speculatori che in Italia si investe bene e si guadagna meglio, ormai questa è l’unica preoccupazione. Il dovere assoluto è, ormai, anche la priorità delle priorità: “convincere i mercati, convincere i mercati e convincere i mercati !”.
E’ chiaro come il sole che la corsa di chi ci comanda è disperata e direzionata solo al raggiungimento del consenso esterno, perché tanto quello interno si basa sempre di più su quello estero, come a dire: se le borse vanno bene, se lo spread cala, siamo tutti più tranquilli, nessuno si preoccupi, tanto Mentana ci tranquillizza e Monti ci salverà.
Peccato che la gente sa benissimo quale sia la situazione reale, la gente sa bene che ci stiamo avvicinando inesorabilmente alla Grecia, e come negarlo? Alla crisi abbiamo reagito allo stesso modo, con la solita siringa di austerità imposta dall’Europa dei banchieri ed il risultato è, e sarà, identico: disoccupazione alle stelle, Stato sociale inesistente e sfruttamento dell’uomo sull’uomo amplificato all’infinito.
Se si avvicina la Grecia, se domani avremo un welfare e un mercato del lavoro paragonabile a quelli ellenici (vedi la proposta di abolire praticamente i contratti collettivi) è chiaro che anche la natura dei nostri movimenti sarà molto più accostabile a quella dei movimenti popolari greci e se, quindi, loro in questi giorni hanno la possibilità di ribaltare le carte in tavola anche noi tra qualche tempo avremo la possibilità di farlo.
Inoltre, la bassa credibilità che la Grecia ha sul fronte internazionale, l’Italia l’avrà tra qualche mese a prescindere dalla pacatezza di Mr. Monti.
Quello che è necessario sapere è che quando la fiducia nel governo tecnico-tattico calerà, quando alle persone non basteranno più le maniere eleganti del professorino, dobbiamo essere pronti a tutto quello che potrà accadere.
Essere pronti significa prendere atto che siamo in una fase storica nella quale tutto è possibile e reagire di conseguenza.
Prenderci quello che ci spetta di diritto non sarà affatto semplice, ma tutto ci dice che è questo quello che la fase storica richiede di fare, oggi con più urgenza che mai.