Tra riconoscimenti e onoreficenze la gestione di Giovanni Cannata – in carica dal 1995 – è salita agli onori della cronaca nazionale non tanto per la qualità del lavoro svolto ma soprattutto per la prolungata proroga, come se questa fosse garanzia di tipicità locale. Autodefinitosi monarca di un ateneo che punta a fornire “servizi formativi di fascia alta alla popolazione studentesca regionale ed extraregionale”, il Magnifico Accentratore ama ricevere nel suo studio tanti politici e pochi, pochissimi, studenti . Gli stessi 292 professori sono alle prese con un dilemma di coscienza dal risultato comunque scontato, votarlo o non votare, visto che l’aspirazione alla massima carica appartiene solo a Lui; la spiccata predilezione per le vittorie stimola la fantasia di quelli che gli prospettano una candidatura per una nuova e ambitissima poltrona, stavolta a Montecitorio.
Sarà il Cannata dimentico della
passata bocciatura romana
per i Fondi di Finanziamento Ordinario?
D’altro canto sit-in di protesta e manifestazioni sono per gli studenti del Collettivo importanti momenti di socializzazione ma non coinvolgono ancora del tutto un movimento di opinione sempre più vivace -che comprende cooperative e piccole imprese- nella richiesta di maggiori investimenti per il diritto allo studio, per la formazione specialistica e l’inserimento professionale. Basta pensare che dopo anni di promesse non mantenute anche il bilancio previsionale 2012 prevede per il diritto allo studio un investimento di appena 1.6 milioni . Con questa cifra, l’ente che eroga per conto della Regione i servizi per il diritto allo studio (Esu) non potrà neanche garantire la borsa di studio a tutti gli aventi diritto, come nel 2011 quando l’ente ha lasciato quasi uno studente su due a mani vuote. La criticità della situazione è accentuata dalla rimodulazione dei parametri Isee (individuazione della situazione economica familiare), con un aumento medio delle tasse universitarie previsto per tutte le fasce (+17, con un massimo di +66), ad esclusione della fascia di reddito minimo che non è stata colpita dagli aumenti.
In questo scenario preoccupante fa ben sperare il precendente della sentenza del Tar di Milano che ha accolto il ricorso degli studenti e condannato l’università di Pavia al rimborso delle eccedenze!
I problemi legati alla tassazione sono quindi urgenti e influiscono negativamente sulla qualità della vita di ciascun studente.
Un controllo, seppur minimo, su chi ha il potere di determinare le opportunità di una variegata popolazione studentesca si può ottenere esprimendo il gradimento sui servizi di cui si è, nella logica di aziendalizzazione in corso, utenza primaria. Visto che non esiste una concreta determinazione dei livelli necessari di prestazione -in efficacia ed efficienza- da parte del servizio didattico ed amministrativo, queste semplici indicazioni di principio si vanificano al cospetto della limitata partecipazione degli studenti alla politica accademica; si tratta di circoli viziosi originati dall’incerto rapporto dei singoli – fuori sede e non – con l’ateneo. L’eccessiva e spesso ridondante burocrazia oltre che essere un costo per gli studenti è anche un dispositivo atto alla loro esclusione, accentuando difetti di trasparenza che rendono opaca una altrettanto pericolosa dispersione di risorse finanziarie . Tra le tante sedi distaccate (e mal collegate) e le numerose facoltà che si sono aggiunte, tra chilometri di nastri tagliati da autorità politiche ed accademiche spicca altresì in negativo l’interesse -misero- volto a tutte quelle questioni, logistiche oltre che didattiche, affrontate quotidianamente da migliaia di studenti nel loro privato.
Fino al prossimo spot elettorale
Per approfondimenti sul tema Unimol leggete anche: L’università in Molise