No Muos: Yankee go HOME!

Guerra. E’ il modo attraverso il quale si agisce in un sistema sociale ormai totalmente determinato da quello economico, che, di per sé, si basa sull’accaparrarsi individualmente il più possibile della ricchezza prodotta con il lavoro di tutti, una guerra di appropriazione appunto, di sopraffazione fisica, psicologica o istituzionale.

Così, costi quel costi per le generazioni future, la competitività teorizzata quale motore dell’agire umano ci è istillata goccia a goccia dalla televisione dalla scuola e dai contratti di lavoro fin quando, un giorno che non basta più la mediazione verbale, quando non ci resta più niente da dire, la competitività smaschera il capitalismo e si trasforma in Guerra, questa volta con la G maiuscola.

Proprio in tale nudità l’imperialismo americano si affaccia in questi giorni sulle coste del Mediterraneo. La notizia è che la US Navy sta costruendo un radar MUOS a Niscemi provincia di Caltanissetta. Le finalità di un’istallazione di telecomunicazioni militari da parte dell’esercito americano sul territorio europeo non sono chiarite né tantomeno giustificabili legalmente. Figurarsi però se Raymond T., capo di stato maggiore dell’esercito americano, si è posto questi problemi. L’establishment USA è sicuro che l’imposizione del modello liberista e la crescita delle possibilità di commercio sono nettamente più importanti della sovranità sulla propria terra di qualsiasi popolo. Anzi i popoli devono essere educati -con le bombe- a partecipare, oggi in nuove forme, alla produzione di ricchezza che può avvenire solo con la competitività come si diceva, dunque con la guerra.

A questo punto però, il terzo spazio si apre e la resistenza si confronta con la repressione.

 

Infatti quattro ragazzi, più sensibili o forse semplicemente più attenti, sono toccati nell’onore e non volendo più lasciare offendere la propria intelligenza, nelle notti in cui arrivarono i primi camion, si lanciarono in una donchischottesca denuncia della violenza che gli USA stavano compiendo alla loro terra . In pochi mesi sono diventati migliaia, hanno costituito un comitato, anzi un comitato di comitati -come amano dire loro- e hanno tirato su un campo permanente che funziona con una rete organizzativa di centinaia di persone, in Sicilia e fuori di essa. Sul continente, precisamente a Bologna , si calendarizzano incontri per raccoglie tutta la solidarietà necessaria a mandare avanti la lotta e si semina resistenza in tutte le decine di realtà autorganizzate che provano, ora e sempre, a difendere una possibilità di alternativa alla tecnocrazia. Compagn* e famiglie da mesi costantemente impegnati a far viaggiare la notizia che a Niscemi, in tanti, questa volta, finalmente, hanno detto NO! NO alla costruzione del Muos né in Italia ne altrove, per cessare l’avida violenza delle multinazionali che distruggono i nostri territori e le nostre vite.

Di questo rifiuto, come ci hanno insegnato i No Tav con i quali i No Muos sono in stretto contatto, siamo tutti partecipi. Rifiuto del folle dogma del liberismo e della dittatura dei capitalisti che per i loro virtuali giochi finanziari non rivelano scrupoli nel finanziare diaboliche ricerche tecnologiche per terrorizzare e distruggere le vite di chi, per un segno su di una mappa, si trova inesorabilmente dal lato sbagliato, quello non abbastanza competitivo, quello da conquistare riformare e vendere. Lo sanno bene a Niscemi. La loro lotta è la stessa lotta dei fratelli dell’altra sponda del mediterraneo che per sfuggire al terrore si trovano reclusi nei lagher moderni, contabilizzati e trattati come merce la cui sorte è ancora da destinare.

Per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà, nella consapevolezza che connettere le lotte che avvengono nelle migliaia di contesti dove il “nuovo” avanza a colpi di manganello o con i tagli ai servizi, può davvero condurre ad una lotta connessa che, con altrettante migliaia di differenti manifestazioni, sfiderà un giorno la logica del capitalismo. Partendo perciò dal riconoscerci come forza, con forza, come un’unica forza. E’ necessario un cambio radicale. C’è lo chiedono i popoli di tutta la Terra, di tutte le terre. Oggi, quella siciliana! Yankee, Go HOME!!!

PS: Ragazz@ molisan@, compagn@ è a te che parlo…  non indossare mai quel casco!  Ricordati che il tuo sangue è rosso. Rosso come il sangue del brigante del palestinese dell’emigrante che ogni notte, su ogni singolo barcone , cerca una speranza nella notte!  Per questo comincia adesso a pensare!