Una battaglia vincente (Ma solo a patto che sia popolare e territoriale)

 

di Maria Giuseppina Fusco*

Il tema del diritto alla salute può essere affrontato da tanti punti di vista: il nostro è semplicemente quello dei cittadini, che la salute considerano un “bene comune”, un diritto dell’individuo e un interesse della collettività, da tutelare e da garantire. La miglior tutela ci sembra un efficace sistema sanitario pubblico. Non penseremmo certo a chiudere cliniche e laboratori di analisi gestiti da privati, ma pensiamo che il Costituente nello scrivere “La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” ipotizzasse un sistema pubblico (e non a caso nello stesso comma dice che la Repubblica “garantisce cure gratuite agli indigenti”). Non dimentichiamo mai che la sanità pubblica, proprio perché è pubblica,  è di tutti i cittadini e deve essere messa in condizione, dai pubblici poteri, di dare risposte valide ed efficaci a tutti i loro bisogni di salute. 

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…e alla fine fu il buco

Il Sistema Sanitario Regionale del Molise è in rosso. E’ una verità incontestabile con la quale tutti i cittadini molisani hanno avuto a che fare quanto meno nell’ultimo lustro. Giornali e televisioni locali ne parlano ormai da tempo come un fatto assodato e verificato, un dato immutabile inevitabile; quello che è ed appare come un intricato sistema di storture umanamente concepite, è diventato negli anni una sorta di Verità inviolabile; nonostante i ripetuti cambi di assessore, il commissariamento, il Piano di risanamento, insapiditi da tagli grossi e grossolani, pare che la via d’uscita dal tunnel del deficit della Sanità, semplicemente, non esista. Eppure, come si dice in questi casi, non è sempre stato così; è una situazione creatasi passo per passo, figlia senz’altro di una crisi nazionale del SSN e delle ripetute riforme susseguitesi dal 1992 in poi, ma sostenuta ed aggravata da una gestione a livello locale miope e corporativa, quando non clientelare e sperperatoria. Leggi tutto “…e alla fine fu il buco”