Albano-Terzigno due facce della stessa medaglia. Corteo contro l’inceneritore di Albano laziale

[riceviamo da Mariangela Iacobacci e volentieri pubblichiamo!]

Sono le tre del pomeriggio e in piazza Mazzini, ad Albano, nel cuore dei Castelli romani, si sono radunate alcune migliaia di persone. L’intenzione è quella di ribadire ancora una volta il proprio NO fermo e deciso alla costruzione di un nuovo impianto di incenerimento nella zona di Roncigliano (frazione di Albano), in vista della sentenza del Tar del Lazio, prevista per il prossimo 27 ottobre, a seguito di tre ricorsi presentati dagli abitanti di tutta la zona dei Castelli.

A un lato della piazza è ben visibile un manifesto dell’amministrazione comunale che invita tutta la cittadinanza a prendere parte alla manifestazione NO INCENERITORE. L’atmosfera è serena e ben presto ci si dispone per la partenza, pronti ad attraversare, lungo la via Appia, tutto il comune di Albano, per poi proseguire verso Ariccia e, ancora, dritto fino a Genzano. Ad aprire il corteo è il Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, un coordinamento composto da cittadini e cittadine di tutta la zona dei Castelli e nato spontaneamente qualche anno fa per avviare un percorso di lotta autorganizzato contro la costruzione dell’inceneritore e per poter decidere autonomamente del futuro del proprio territorio, in contrasto con una politica e un governo sempre più asservito al mercato delle lobbies e incapace di prestare ascolto alla volontà popolare. A seguire, non mancano altri comitati di lotta del Lazio, quali il No Fly di Ciampino e la No Turbogas di Aprilia e, poi, le amministrazioni comunali e tanti studenti/esse, bambini, famiglie, persone anziane.

“Solidarietà alla popolazione di Terzigno” e “Terzigno-Albano: due facce della stessa medaglia”, si grida più volte. Terzigno-Albano: due facce della stessa medaglia. Perché non è vero che il problema dei rifiuti riguarda solo Napoli e dintorni, come spesso la disinformazione nazionale vuol far credere. Nel Lazio, infatti, in un raggio di soli 60 km, sono presenti ben cinque ecomostri: la discarica più grande d’Europa e l’inceneritore di Malagrotta, l’inceneritore di Colleferro, la turbogas di Arprilia, in fase di costruzione, e la discarica di Albano a cui andrebbe affiancato, su volontà della giunta Marrazzo, prima, e dell’attuale amministrazione Polverini, poi, un nuovo impianto di incenerimento. Ma la popolazione locale non lo vuole e non è intenzionata a cedere, perché le ragioni sono tutte dalla sua parte:

1)I “termovalorizzatori” o “termodistruttori”, com’è forse meglio chiamarli, sono inceneritori a tutti gli effetti, in quanto bruciano i rifiuti e producono energia elettrica sfruttando il calore prodotto dalla combustione.

2)Contrariamente a quanto si pensa, però, non tutti i rifiuti possono essere inceneriti (solo il 35 %) e, paradossalmente, il combustibile migliore per tali impianti è il cosiddetto CDR (combustibile da rifiuto), costituito per lo più da plastica, gomma, carta e legno, ossia una parte dei materiali più altamente RICICLABILI. Tutto il resto finisce comunque in discarica.

3)Gli inceneritori emettono diossine, furani, nano-particelle o nano-polveri altamente tossiche e cancerogene.

Come se non bastasse, nel caso specifico di Albano, a peggiorare la situazione è il problema idrico di non poco conto. La sovrappopolazione e l’elevato sfruttamento del territorio negli ultimi decenni hanno colpito le falde sotterranee dei Castelli, determinandone l’impoverimento e provocando la crescita costante di concentrazioni di arsenico, fluoro ed altri pericolosi inquinanti. La costruzione di un impianto di incenerimento, quindi, che necessita di ingenti quantità di acqua per il funzionamento, peggiorerebbe la condizione di vero e proprio dissesto idro-geologico della zona. È evidente, allora, che l’inceneritore di Roncigliano non è né utile, né necessario. Si tratta solo di un’opera di interesse speculativo, per di più assegnata senza alcuna gara d’appalto, frutto di una contrattazione privata tra la regione e il consorzio CO.E.MA (Cerroni AMA ACEA). Tutto, dunque, nell’interesse di un privato, il signor Manlio Cerroni, già proprietario della discarica di Malagrotta, pronto a intascare dall’affare-Albano ben 400 milioni di euro. 400 milioni di euro PUBBLICI che, invece, basterebbero da soli a rendere autosufficiente tutta la provincia di Roma (escluso il capoluogo) con l’istallazione di pannelli fotovoltaici.

Esistono modalità alternative di gestione dei rifiuti, a impatto zero sull’ambiente e senza rischio per la salute: riuso, riciclo, differenziata porta a porta, compostaggio, trattamento meccanico biologico a freddo. Ma tali modalità non vengono prese in considerazione, perché la costruzione di inceneritori, gassificatori e simili risponde a logiche di profitto per amministrazioni e imprese. E di fronte ad una politica governativa sempre più soggetta agli interessi di mercato e incurante dei bisogni e del benessere dei cittadini, che non esita a ricorrere a pratiche repressive per sedare qualsiasi forma di dissenso, come le vicende di Terzigno stanno dimostrando in questi giorni, solo l’autorganizzazione e la costruzione di percorsi di lotta dal basso – da parte di chi ogni giorno subisce politiche di sfruttamento e decisioni imposte dall’alto, senza la possibilità di avere voce in capitolo in merito alla gestione del proprio territorio – può essere la strada percorribile contro la devastazione ambientale, per una gestione alternativa dei rifiuti e per la tutela della salute.

La nostra salute non vale i vostri profitti!

No a discariche e inceneritori!

Per maggiori informazioni ecco il link del Coordinamento contro l’inceneritore di Albano:

www.noinceneritorealbano.it

Pagina facebook:

www.facebook.com/pages/Albano-Laziale-Italy/Coordinamento-Contro-lInceneritore-dAlbano/136663550861?ref=nf