Il CIE di Santa Maria Capua Vetere si incendia di rabbia

6 Giugno: rivolta nel C.I.E. di Santa Maria Capua Vetere

 

Si può arrivare al punto in cui piangere la morte del proprio fratello può essere un atto di destabilizzazione così forte da provocare una repressione violenta. Quando ci vantiamo dell’avanzamento della nostra democrazia (e lo facciamo spesso, come tutti i bravi occidentali, preoccupati dell’impatto dei barbari nel salotto buono della comunità mondiale…) dimentichiamo episodi che non segnano semplicemente la fine dello stato di diritto, né stanno a significare un’eccezione, un’imperfezione del sistema; dimentichiamo episodi che sono la regola e la costituzione stessa del sistema di cose in cui viviamo, e hanno a che fare con l’esclusione, l’emarginazione, il razzismo, il fascismo sotto tutte le sue forme… o meglio, nella sua forma eminente: la negazione perenne e sistematica dei diritti. Uno di questi aspetti, o episodi, è quello rappresentato dai C.I.E. e dalle rivolte che sono ormai quasi all’ordine del giorno.

I C.I.E.: l’aspetto più avanzato della nostra “democrazia”; la forma di esclusione più perfezionata che uno Stato occidentale abbia inventato dopo i manicomi.

 

Il 6 Giugno, il CIE di Santa Maria Capua Vetere brucia. Un detenuto tunisino, venuto a conoscenza della morte del proprio fratello rimasto in Tunisia, si è sentito male. Alcuni connazionali lo hanno accompagnato all’uscita chiedendo che fosse curato fuori dalla caserma Andolfato che ospita il Centro di Identificazione ed Espulsione. La polizia, per tutta risposta, ha trascinato via il ragazzo tunisino, e – di fronte ai maltrattamenti delle forze del cosiddetto ordine – la tensione è salita in maniera esponenziale. Di fronte ai tentativi di risposta degli “ospiti”, la polizia ha caricato selvaggiamente, arrivando a sparare lacrimogeni. Mentre la polizia inondava il campo con i lacrimogeni, un incendio ha devastato le tende.

 

Nulla di nuovo, l’ennesima rivolta che non passa sotto i riflettori. È ormai sconvolgente la frequenza di questi episodi dentro i CIE. Non solo queste persone si trovano detenute senza aver commesso alcun reato, ma (se possibile ancora più sconvolgente) le condizioni in cui si trovano sono del tutto disumane, non solo dal punto di vista igienico. Dormono per terra, i bagni sono pochi e per lo più inagibili, non è permesso l’ingresso ad alcuna associazione che non siano i gestori del centro o gli avvocati. Quest’ultima condizione, in particolare, crea una vera e propria mancanza di regolamento e sicurezza… paradossalmente proprio la sicurezza in nome della quale si sacrificano i diritti fondamentali delle persone. In particolare, un dipendente della croce rossa è stato allontanato dopo essere stato accusato del furto di 400 euro da due rifugiati.

 

Ma come se tutto questo non bastasse, bisogna ricordare che sia a Santa Maria Capua Vetere che a Potenza, i centri di accoglienza si sono trasformati in CIE in maniera segreta e improvvisa con grande stupore degli ospiti diventati da un giorno all’altro detenuti. La depressione raggiunta dalle persone detenute anche da due mesi, ha raggiunto i livelli di guardia. Mantenere il controllo dei CIE è ormai pressoché impossibile, non solo per le rivolte e le fughe, ma anche per i continui atti di autolesionismo (tagli e ferite autoinflitte) e di suicidio.

 

L’unica risposta da parte delle istituzioni è il bando di gara dell’ufficio del territorio di Caserta, per l’affidamento del Centro di Identificazione e Espulsione di Santa Maria Capua Vetere. L’unica cosa che si riesce a fare è stringere il meccanismo repressivi e trasformare i migranti in un business. Il bando, infatti, promette un finanziamento di 40 euro al giorno, per ogni persona detenuta nei CIE, rilevando la natura di volgare speculazione a quella che si finge di catalogare come gestione dell’emergenza immigrazione.

 

I CIE non si possono riformare, devono essere chiusi; così come la legislazione in materia di migrazione deve essere abolita, a partire dai provvedimenti della Legge Turco-Napolitano, fino al maroniano “Pacchetto Sicurezza”.

 

Per approfondimenti:

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/11/dall%E2%80%99accoglienza-alla-detenzione/117565/