Anche nel Molise la crisi è in “carne ed ossa”

di Paolo Di Lella

Spesso sentiamo parlare di crisi come di un fenomeno incomprensibile, una sorta di malattia che affligge il campo oscuro dell’economia. Numeri, percentuali, statistiche, calcoli complicati, etc… Insomma, sembra quasi di trovarsi di fronte a discorsi astratti, a speculazioni intellettuali. In questo senso, i mezzi di confusione di massa, soprattutto la televisione, non ci aiutano molto. Le trasmissioni dedicate ad analisi e approfondimenti su questi temi sono impostate sul confronto tra esponenti politici di opposti schieramenti che si accavallano l’uno all’altro, scontrandosi su tutto, finanche sui numeri oggettivi. I telegiornali parlano di contrazione dei consumi, di spread oltre i 500 punti, di Sarkozy e della Merkel che tramano contro i PIGS, poi tornano a parlare di vacanze, di settimane bianche, di gustosissime ricette culinarie, di diete e di moda come se nulla fosse…

La Grecia è sull’orlo del fallimento? Bah… sarà che non si sono saputi amministrare, o forse si sono indebitati un po’ troppo, e poi quei giovani che invece di andare a lavorare stanno sempre in piazza a rompere le vetrine. E poi noi mica siamo la Grecia! Ne abbiamo passati di momenti brutti, noi, ma poi sappiamo rialzarci… e che cavolo, siamo italiani! Un popolo di risparmiatori, come lo ha brillantemente definito il nostro ex premier, un popolo di furbetti che amano piangersi addosso ma che sotto sotto hanno il loro bel gruzzoletto nascosto nei vani delle serrande o nel materasso. Un popolo di benestanti.

Sarà per questo, forse, che negli ultimi dieci anni abbiamo subito manovre durissime, che hanno spostato miliardi di euro dai salari ai grandi capitali, roba da far scoppiare una rivolta popolare, senza che nulla, invece, si muovesse.

O forse il motivo sta nel fatto che nessuna organizzazione, a parte la FIOM e i sindacati di base, parla al paese centrando il cuore del problema: le fabbriche che chiudono.

957 mila unità di lavoro e 800 mila persone occupate in meno rispetto all’inizio del 2008 (dati confindustria). Questo è il vero dramma. Per non parlare delle migliaia di lavoratori che per effetto della nuova controriforma pensionistica si ritrovano senza lavoro e senza pensioni dopo essere stati incentivati dal precedente governo a uscire dal lavoro. Li chiamano “esodati”, con il proverbiale buon gusto linguistico che da sempre contraddistingue i luminari giuslavoristi, ma li potremmo chiamare semplicemente “fregati” dalla nuova legge che rinvia di anni il pensionamento.

Della piaga del lavoro, abbiamo parlato con Giuseppe Tarantino, segretario della FIOM-Cgil Molise, con il quale abbiamo cercato di fare il punto sulle vertenze che riguardano il lavoro nella nostra regione.

Partiamo dalla Fiat powertrain, l’insediamento industriale più importante, in termini quantitativi – 1600 dipendenti –, e per i risvolti politici determinati dall’imposizione del “modello Pomigliano” a tutti gli stabilimenti del gruppo.

Il 23 Novembre è stato l’ultimo giorno di produzione, poi è scattata la Cassa Integrazione. Sono 640 i lavoratori che andranno in mobilità verso la pensione con un incentivo medio di 22.850 euro. Ma non è stato semplice arrivare a questo accordo (che non ha nulla di straordinario ma applica semplicemente le tabelle Fiat utilizzate in tutti i casi analoghi)… Sergio Marchionne, fino all’ultimo, ha inchiodato la trattativa per la chiusura dello stabilimento sulla pretesa assurda di risparmiare anche gli ultimi 6 mil. di euro. I lavoratori, terminato l’ultimo turno di lavoro, intorno alle 22, hanno dovuto presidiare i cancelli per bloccare l’uscita della merce, un migliaio di Ypsilon pronte sui piazzali interni, e per chiedere lo stanziamento dei 24 mil necessari a garantire l’incentivo all’esodo. Risparmiare 6 milioni avrebbe significato 200 lavoratori in meno verso la pensione e conseguentemente 200 posti di lavoro in meno per i giovani e quelli dell’indotto. Minuzie per una multinazionale, come l’uso gratuito dello stabilimento che FIAT lascerà al subentrante, ma che vengono sfruttate, anche qui, per imporre diktat e far “capire chi comanda”.

Per gli altri 960 operai, il futuro è rappresentato dalla DR del costruttore Di Risio che già assembla auto cinesi nel Molise e che è pronta a subentrare forte anche dell’impegno della Regione e di Invitalia (quindi del governo). Tuttavia occorre ricordare che la DR è una società che sta tentando il “salto di dimensione”, quindi potenzialmente è ancora fragile.

Va da sé, quindi, che i dubbi e le incertezze sulle prospettive di Termini Imerese siano molteplici e fondati. Il motore “1200 – 8 V” verrà convertito in “Euro 6”, rispondendo alle normative europee in materia di inquinamento? E se si, quando? Su quali modelli il motore “1400 EVO” sarà allestito? I volumi produttivi garantiranno il mantenimento dei livelli occupazionali? Quale impatto avrà sulle nostre produzioni il nuovo motore “bicilindrico” prodotto in Polonia?

Domande fondamentali alle quali, però, l’azienda non ha ritenuto di dover rispondere, mentre, d’altrocanto, ha ritenuto di combinare un incontro con il sindaco Di Brino e il presidente della Regione Iorio nel quale si sarebbe discusso delle prospettive produttive e occupazionali dello stabilimento FPT e dal quale il primo cittadino termolese sarebbe uscito “rassicurato”. Quale che sia il contenuto di tali rassicurazioni non ci è dato sapere, ci limitiamo, per il momento, a domandare quali siano le ragioni dell’esclusione delle parti sociali e quindi della loro assenza a tale incontro soprattutto in considerazione del fatto che i rappresentanti dei lavoratori, da circa un anno, chiedono insistentemente ed invano un incontro all’Azienda. Un incontro, quello tra il sindaco e i dirigenti della FPT, chiaramente strumentale visto che è avvenuto pochi giorni dopo l’assemblea tenutasi in FIAT alla presenza del Segretario nazionale FIOM Maurizio Landini, nella quale sono stati denunciati i limiti produttivi (e quindi occupazionali!) dello stabilimento causati dalla mancanza di nuovi modelli di auto e dal sempre più evidente interesse di FIAT ad investire fuori dall’Italia.

Intanto, i  lavoratori dello stabilimento in queste ore si sono costituiti in Comitati e  procederanno nei prossimi giorni ad una raccolta firme tra i dipendenti per chiedere l’abrogazione dell’accordo del 13 Dicembre scorso in cui si ratifica l’estensione del “modello Pomigliano” a tutti gli stabilimenti del gruppo. Un accordo che impedirà ai sindacati non firmatari di essere rappresentati in FIAT e questo significherà niente più delegati, fine dei permessi, cancellazione delle iscrizioni e delle relative trattenute. Una vera e propria sospensione della democrazia di fabbrica.

Quella della FPT, come dicevamo, non è l’unica vertenza che desta preoccupazione. Nella stessa città, 46 lavoratori della “CANTIERI NAVALI S.P.A.” sono stati messi in mobilità. In un recente tavolo convocato (dopo infinite sollecitazioni da parte dei sindacati) dal presidente della Provincia De Matteis a cui hanno partecipato anche i sindacati, si è concordato di impegnare l’azienda a revocare la procedura di mobilità avviando contestualmente una richiesta alla Regione Molise per l’utilizzo di cassa integrazione in deroga, e di dare corso al progetto di rilancio del piano industriale attraverso il reinpiego della maestranza e al propedeutico rilascio di concessione demaniale dell’area “Motopesca” alla neonata CANTIERI NAVALI S.r.l.

Alla SMIT di Termoli, 36 metalmeccanici dell’edilizia, da Marzo 2011 sono stati messi in cassa integrazione straordianaria per 12 mesi. Tra l’altro, piuttosto stranamente, il 16 Novembre scorso l’azienda ha chiesto la revoca del fallimento… ma per i lavoratori il futuro resta più che mai incerto.

Sempre a Termoli, i 43 lavoratori della MOBITALIA DESIGN S.P.A. sono ufficialmente in Cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale per la durata di 12 mesi.

L’azienda di Termoli, specializzata nella produzione di complementi di arredo di alto livello gravitante nell’orbita del gruppo Bontempi, motiva l’accesso all’ammortizzatore sociale poiché trascinata in una crisi economica provocata dalla repentina riduzione delle commesse. La motivazione non ha mai convinto la Fiom-Cgil in quanto tra Mobitalia Design e le due committenti (Bontempi e Ingenia) esistono degli incroci azionari. Ancora maggiori perplessità lascia il modus operandi dell’azienda che nonostante avesse in corso una procedura di Cassa integrazione ordinaria, in maniera brutale e senza segnali manifesti di criticità, il 20 giugno scorso avvia una procedura di mobilità per cessazione di attività di tutti i lavoratori in forza. A nulla sono valsi i tentativi della Fiom-Cgil, su mandato dei lavoratori, nel corso del precedente incontro del 28 giugno, di convincere l’azienda a prorogare la Cigo in corso quale migliore strumento di tutela per i lavoratori, anzi è stato chiaro il diktat della proprietà: o Mobilità (e quindi i licenziamenti) o Cassa integrazione straordinaria. Di fronte alla scelta, quasi obbligata, i lavoratori questa mattina hanno espresso la volontà, tramite referendum (il vero metodo democratico di consultazione sollecitato dalla Fiom-Cgil), di percorrere la strada della Cigs. Considerata la difficile situazione, la Fiom-Cgil limita comunque i danni per le maestranze portando a casa il riconoscimento dell’equa rotazione dei lavoratori entro i limiti della sostenibilità organizzativa, produttiva e di sicurezza dell’intera struttura in questa fase di ultimazione delle consegne in corso e nell’eventualità, nell’arco dei 12 mesi, dovessero arrivarne altre.

Passiamo ora al gruppo industriale Pozzilli – Venafro.

La RER di Pozzilli ha comunicato l’11 Novembre il proprio fallimento.  Con provvedimento del Tribunale di Napoli, si è nominato il curatore fallimentare il Dott. Cesiano Davide di Napoli.
Secondo i sindacati si tratta di un ulteriore regalo fatto dalla classe politica regionale ad un altro imprenditore che è stato agevolato nel rilevare la RER, all’epoca della multinazionale appartenente al gruppo ALCOA, per poi chiudere lo stabilimento.
Si ricorda che nel 2003, al momento dell’acquisizione della RER, l’imprenditore Ragosta licenziò 18 lavoratori e da allora si sono succedute varie vertenze portate avanti dalla FIOM.

La cosa grave per quest’ultima vertenza è il fatto che i lavoratori RER sono senza reddito dal 15 Settembre 2011 data di fine CIGS (cassa integrazione guadagni straordinaria) ed è in corso una procedura di mobilità per tutte le unità lavorative.

I lavoratori della SATA SpA di Pozzilli sono in regime di cassa integrazione da più di tre anni, l’ultima cassa integrazione è stata sottoscritta il 16 luglio 2011 per 12 mesi e dall’inizio dell’anno sono stati effettuati vari incontri con la Direzione di stabilimento e le istituzioni regionali per la verifica dell’andamento aziendale rispetto alle commesse ed ai volumi delle commesse medesime ma senza alcun miglioramento (come è emerso dall’ultimo incontro del 21 settembre 2011), anzi peggiorata anche a seguito del ricorso alla cassa integrazione da parte della FIAT Powertrain di Termoli (principale cliente).

L’azienda GEOMECCANICA di Venafro è fallita nel Dicembre del 2010, sono 53 gli operai in attesa di deroga per la cassa integrazione straordinaria.

Chiudiamo con la vertenza dei 14 lavoratori della Q.E.I s.r.l. di Campobasso senza stipendio da 7 mesi e in Cassa integrazione ordinaria dall’11 maggio scorso a causa del contenzioso sorto tra Molise Dati (ente strumentale della Regione e stazione appaltante) e l’impresa appaltatrice Q.E.I. srl. Il contenzioso ha per oggetto il mancato pagamento alla Q.E.I. dei canoni mensili come previsto nel contratto. L’appalto in questione, è opportuno evidenziare, ha per oggetto il progetto MEF di monitoraggio e validazione della spesa farmaceutica territoriale convenzionata fortemente voluto dalla Regione Molise in seguito ad un protocollo d’intesa siglato nel 2005 tra Regione e ministero dell’Economia e Finanze. La Regione ha investito molto sul progetto spendendo finora oltre 5 milioni di euro di soldi pubblici per la progettazione di un sistema che avrebbe dovuto mettere sotto stretto controllo la spesa farmaceutica regionale. Il 20 Settembre scorso i lavoratori della QEI subiscono l’ennesima pugnalata: presi in giro dal Consiglio regionale, licenziati e ora anche privi di tutele. A 13 di loro non verrà corrisposta l’indennità di Cassa integrazione ordinaria poiché il 15 settembre scorso la Commissione provinciale Inps di Campobasso ha respinto la domanda di Cigo presentata dall’azienda. La richiesta dell’ammortizzatore sociale è stata inoltrata a causa di “crisi finanziaria per mancato pagamento della committente”. La stessa pratica presentata alla sede Inps di Roma – Aurelio per l’unico dipendente occupato nella Capitale è stata accettata e il lavoratore percepisce regolarmente l’indennità. Le pratiche presentate a Campobasso e Roma hanno la stessa causale.

Questa vicenda è la fotografia del fallimento di questo governo regionale e di questa politica vergognosa. Questa vicenda deve fare indignare tutti i molisani perché i soldi pubblici vanno spesi nel modo giusto e mai deve essere calpestata la dignità dei lavoratori.

P.S. Ci sembra doveroso far presente che quelle appena descritte sono soltanto alcune delle vertenze in corso che riguardano il dramma del lavoro. O meglio, ci siamo occupati della sola categoria dei metalmeccanici. Nelle prossime inchieste ci occuperemo di altre realtà altrettanto drammatiche, a cominciare dall’industria agro-alimentare.

Si ringrazia il Segretario regionale FIOM Giuseppe Tarantino per la collaborazione che con grande generosità, nonostante i suoi mille impegni, ci ha voluto accordare.

scarica qui il Dossier CRISI in pdf

2 risposte a “Anche nel Molise la crisi è in “carne ed ossa””

  1. In Molise la crisi è in carne ed ossa più che altrove,per vari motivi. Il primo riguarda i tempi ed il tipo di industrializzazione del nostro territorio,che una volta si chiamava “cattedrali nel deserto”,quindi è di natura storico – politica. Il secondo riguarda più direttamente le Politiche delle varie amministrazioni regionali che che si sono succedute nel tempo ,i loro rapporti con il mondo imprenditoriale e le rappresentanze del lavoro,il modello di sviluppo(?) che hanno saputo progettare nel territorio. Il terzo riguarda proprio i lavoratori metalmeccanici del Molise e la loro storia. Negli anni novanta alla Fiat di Termoli si è giocata una partita di portata storica ed a carattere nazionale. I lavoratori ne sono usciti sconfitti e quella sconfitta fa sentire ancora tutto il suo peso all’interno dell’azienda. Le divisioni che si sono generate allora si sono cristallizzate nel tempo,indebolendo la capacità di risposta agli attacchi ai diritti e alle libertà sindacali nella maggiore azienda metalmeccanica della regione Molise.
    Questa carne e queste ossa si riflettono nella rappresentanza politica che la sinistra,nelle sue varie articolazioni,e nei diversi luoghi della rappresentanza,riesce ad esprimere in Molise : debole e divisa! A volte perfino estranea a se stessa! Se aggiungiamo la novità regalata da Marchionne,con la sostanziale condivisione di maggioranza ed opposizione,dell’esclusione della FIOM dagli stabilimenti Fiat e dall’indotto,le prospettive appaiono ancora più cupe. Il segretario regionale della FIOM CGIL ha proposto una direzione di marcia che a me sembra da accogliere e mettere in pratica,si tratta di aggregare tutte le istanze e mobilitarsi in tanti su Vertenze d’area finalizzate : senza unità e senza mobilitazione dal basso non riusciremo a fermare la distruzione del tessuto produttivo.

  2. Caro compagno Paolo Di Lella , la tua nota è molto efficace perché raccoglie il degradato mondo del lavoro in un unica visione.
    La fotografia è terrificante e non lascia spazio a interpretazioni , letta tutta di un fiato mi ha indotto a fare alcune riflessioni.
    Per farmi capire meglio , voglio raffigurare quello che sta succedendo ad un vero e proprio incontro di pugilato , in questo caso sul ring c’è il capitale contro i lavoratori, per il momento i lavoratori le stanno prendendo di santa ragione , chiusi nell’angolo barcollano sotto i colpi impietosi dei capitalisti , ecco nel pugilato quando le prendi un motivo c’è , forse l’avversario è più forte ? Non credo , forse i lavoratori hanno la guardia troppo bassa ? Puo essere , forse i lavoratori hanno un coach scadente ? E’ certo . Morale della favoletta caro compagno quando si versa in queste condizioni , bisogna capire in fretta cosa c’è che non va , non basta lamentarsi dell’avversario che te le suona , nell’ultimo ventennio il sindacato ha svolto un ruolo decisamente infame , alleato con i padroni ha portato i lavoratori allo sbaraglio , adesso sono dei perfetti mediatori (Tazzani) , il loro primo interesse è mantenere in piedi l’organizzazione per salvaguardare i loro posti di lavoro , quindi bando alla lotta e alle rivendicazioni , in ogni vertenza bisogna mediare e sapersi accontentare , adesso non c’è più il partito comunista che interveniva e sistemava tutto , adesso sono accompagnati da una banda di rincitrulliti , gente all’avanguardia , moderni e rammolliti, vedrai quanti filosofi interverranno e bla… bla…..bla…. parole su parole , anzi paroloni senza senso , trombettieri dell’apocalisse che si avventureranno in disanime e interrogazioni e poi analisi e contro analisi , tutti intenti a vedere come possono fare per spostare anche un minimo consenso per perorare la propia causa. Intanto il tempo passa e lo scenario si aggrava sempre di più , il mio consiglio e di passare all’azione , la questione è politica e va risolta dai politici specialmente da politici come te che hanno le idee chiare. Sempre a disposizione ,un abbraccio Luca Palombo

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