No all’antenna a Castropignano

Riceviamo e pubblichiamo un articolo riguardante l’ipotesi di installazione di un’antenna Wind nel centro storico di Castropignano. L’ennesimo caso in cui cittadini preoccupati per la propria salute, che vogliono difendere i beni storici e architettonici, si scontrano con gli interessi dei privati e soprattutto con l’urgente necessità degli amministratori locali di aumentare le entrate dei magri bilanci comunali. Anche a costo di sacrificare un altro pezzettino di democrazia, come già il governo “tecnico” con i suoi tagli sta facendo. 

Solo di recente la comunità castropignanese è venuta a conoscenza del progetto di installazione di una grande antenna per la telefonia mobile sulla Torre dell’Orologio. Deliberazioni dell’Aministrazione Comunale e pratiche parallele sono state avviate sin da gennaio, ma solo ora è scoppiato il caso, a cavallo delle fasi conclusive che dovrebbero preludere al rilascio dell’autorizzazione ad eseguire i lavori.

La società Wind ha chiesto al Comune di Castropignano di installare antenna e relative apparecchiature sopra e dentro la Torre dell’orologio (di proprietà comunale), offrendo una corresponsione di 12.000 euro annui; ciò ha indotto ad accettare con una certa superficialità la proposta, considerata la povertà delle casse comunali tipica dei nostri comuni.

 La Torre, parte residua dell’antico castello longobardo,  è nel cuore del Centro Storico, nella parte più alta e visibile da ogni dove.

Prima della concessione di tutte le autorizzazioni e dell’avvio dei lavori, alcuni cittadini hanno avviato una  raccolta di firme di castropignanesi contrari all’installazione. Più di 200 persone hanno aderito, preoccupate per la minaccia alla salute derivante dall’emissione delle onde elettromagnetiche; infatti le conoscenze scientifiche sinora disponibili non garantiscono sulla innocuità di impianti del genere.

In comunità vicine alla nostra, la cittadinanza è stata consultata tramite assemblee, che hanno condotto quantomeno ad una dislocazione delle antenne lontano dall’abitato. Potrebbe essere questa una soluzione che concili  esigenze ed aspettative delle parti in causa, evitando  l’ipotesi di avviare la procedura  di ricorso al TAR.

In proposito è opportuno ricordare che la Legge  prevede il rispetto di distanze precise delle antenne da luoghi sensibili, come chiese e  scuole;  ogni comune, peraltro, dovrebbe disporre di un regolamento in proposito, che , se vecchio di decenni, andrebbe aggiornato…

 Qualche riflessione  va aggiunta: l’Amministrazione Comunale, in omaggio all’etica della politica, avrebbe dovuto sondare gli umori della gente prima di por mano a qualsiasi delibera, mettendo in essere comuni principi democratici. I consiglieri di minoranza, d’altronde, avrebbero dovuto sin da gennaio allertare la popolazione su quanto s’andava facendo, ottemperando alla loro funzione di vigilanza critica.

Neppure può essere sottaciuto lo stupore derivante dal fatto che la Soprintendenza ai Beni Storici, Architettonici e Paesaggistici non abbia riscontrato eccepibilità sull’ubicazione dell’antenna su un monumento simbolo, parte integrante del Centro Storico.

Pare, infine, che l’ARPA Molise si sia pronunciata positivamente per quanto di sua competenza; ma chi potrà controllare giorno per giorno, settimana per settimana la misura delle emissioni dell’antenna,  visto che abbiamo buone leggi, ma, corrispettivamente, controlli quasi inesistenti?

Un pizzico di saggezza e di coraggio  (o crudi calcoli elettoralistici?)  dovrebbero suggerire la svolta sollecitata.

Angelo Sardella

Una risposta a “No all’antenna a Castropignano”

  1. Questa vicenda è l’esempio di come possano essere allettanti per un comune piccolo e povero quei quattro spiccioli che un’azienda di telefonia mobile promette in cambio della possibilità di installare un’antenna sul suolo comunale. Che, nel caso di castropignano, è un monumento che testimonia la lunga storia del paese, per il quale la Wind propone il misero affitto di 12mila euro l’anno, 1000 al mese.
    Una somma che certo incide poco nei bilanci dell’azienda, che ha fatturati ben più consistenti, ma che il sindaco e l’Amministrazione comunale di Castropignano giudicano sufficiente come “affitto” della torre dell’orologio.
    Certo il valore economico di un bene storico architettonico è difficile da calcolare; anzi impossibile, per fortuna, nel senso che il valore di questi beni non ha a che vedere col prezzo in denaro. Prezzo che comunque non dovrebbe essere rilevante: si tratta infatti di beni che non sono – o non dovrebbero essere- destinati alla vendita o all’affitto.
    Eppure ci resta il dubbio che quei 12mila euro siano davvero pochi a fronte di questa specie di “ipoteca” sulla torre dell’orologio e a fronte dei guadagni che la wind potrà realizzare grazie all’installazione della nuova antenna.
    Lo stesso dubbio che viene quando una multinazionale qualsiasi del settore dell’energia “verde” affitta per poche migliaia di euro il terreno di un contadino in crisi per installarci delle pale eoliche o dei pannelli fotovoltaici.
    Al di là di queste considerazioni – saremmo comunque contrari all’antenna anche se la wind offrisse di più al comune-, purtroppo in tempi di crisi e di spending review il rischio è che questo tipo di svendite continuino: svendite di beni storico-artistici, di pezzi di paesaggio, di suolo agricolo non ancora consumato e cementificato. E espropri: espropri del diritto delle comunità locali di decidere se e come sfruttare le risorse del proprio territorio, e di noi tutti di godere di beni che non hanno prezzo, come i monumenti e i bei paesaggi.

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