CasaPound, ovvero dello scegliere da che parte stare

E’ di qualche giorno fa la notizia dei dieci arresti nei confronti di altrettanti esponenti di CasaPound Napoli: due sono in galera, Giuseppe Savuto ed Enrico Tarantino (quest’ultimo, la cui posizione è più grave, è stato immediatamente scaricato dall’associazione nazionale), mentre altri, tra cui Emmanuela Florino, figlia di un ex senatore di Alleanza Nazionale, sono agli arresti domiciliari.

Non ci interessano le questioni penali, la congruità o meno delle accuse rispetto alle prove, né ci interessa la direzione che prenderà l’iter processuale: non siamo avvocati, né giudici, né giornalisti de “il Fatto Quotidiano”, ma soprattutto siamo attivisti e militanti di sinistra che conoscono fin troppo bene il “lavoro” di inquirenti e magistratura per aspettarsi, o desiderare, che si faccia piazza pulita di questa gentaglia a mezzo di legge. Per questo motivo non riepilogheremo le accuse e la difesa, sulla Rete c’è già un’ampia letteratura in proposito.

La nostra condanna, politica, di CasaPound era già scritta su queste pagine e praticata nel nostro lavoro politico quotidiano: l’antifascismo reale e non formale è una delle tre o quattro pregiudiziali del nostro lavoro, ed è ciò che, ad esempio, ci ha spinto a promuovere e organizzare la mobilitazione molisana contro l’apertura di una sede di CasaPound a Isernia e a solidarizzare con i sette denunciati dal solerte questore isernino per la manifestazione “non autorizzata”, nonché a smontare la retorica dei “bravi ragazzi” che ha inquinato fino alla nausea i discorsi dei media in quei giorni. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, oggi ci vorremmo soffermare.

Molti, sedicenti democratici, stigmatizzavano la mobilitazione nostra e di tante compagne e compagni, attivisti e militanti di sinistra, democratici e antifascisti, in nome del “superamento” delle “vecchie ideologie”: non ha più senso parlare di fascismo e antifascismo, bisogna uscire dal ‘900, CasaPound è diversa, hanno delle buone idee (idee condivisibili, secondo la recente opinione di Beppe Grillo), sono dei bravi ragazzi…abbiamo fatto indigestione di questi discorsi, spesso pronunciati da leader, leaderini e leaderucci della cosiddetta sinistra, adesso la cronaca ci offre l’occasione di toglierci qualche sassolino dalla scarpa.

Se le responsabilità penali sono personali, quelle politiche vanno condivise, bisogne prendersele e risponderne: per noi la retorica delle brave persone non funziona, come non funziona la retorica delle idee condivisibili; chi fa una scelta politica come quella di aderire a un movimento come CasaPound se ne assume tutte le responsabilità. Chi fa scelte politiche, come quella di solidarizzare per qualsivoglia motivo con i fascisti (cfr. ad esempio il Movimento 5 Stelle a Bolzano o a Bologna), se ne assume pure tutte le responsabilità, allo stesso modo.

Pierfrancesco Di Salvo, responsabile di CasaPound Isernia, per noi non è una “brava persona”: è un fascista (ex Fronte Sociale Nazionale) con grossi problemi con la lingua italiana.

Simone Laurenzi, responsabile di CasaPound L’Aquila, per noi non è una “brava persona”: è un fascista (ex Forza Nuova) che scrive i testi a Pierfrancesco Di Salvo.

Agostino Di Giacomo, ex segretario molisano di Gioventù Italiana (passato a CasaPound), per noi non è una “brava persona”: è un fascista che ha organizzato una vergognosa iniziativa con un residuato fascista di Salò con tanto di patrocinio del Comune di Isernia.

I fatti di Napoli non ci dicono niente di nuovo rispetto a quello che diciamo e sappiamo da anni: parlano, invece, a chi in questi anni è stato tollerante, accondiscendente, complice, e non potrà più nascondersi dietro un “non sapevo, non immaginavo”; per quanto ci riguarda, invece, le parole che ci vengono in mente sono quelle di una vecchia canzone…

Se non li conoscete…

2 risposte a “CasaPound, ovvero dello scegliere da che parte stare”

  1. Per eliminare questa classe di imbecilli condizionata dalla disinformazione ed aizzata dal revisionismo storico alla Berlusconi (ammazza che persona colta!!!!) non servono nuove leggi, bastano quelle che vietano la ricostituzione del partito fascissta sotto qualsiasi forma.Si rammentano la soppressione del Tribunale speciale per la difesa dello
    Stato (R.d.l. 29.07.1943 n°668), del partito nazionale fascista (R.d.l.
    02.08.1943 n°704), della Camera dei fasci e delle corporazioni (R.d.l.
    02.08.1943 n°705), del regi-me corporativo (R.d.l. 09.08.1943 n°721).
    La nomenclatura “sanzioni contro il fascismo”, derivante dal primo
    provvedimento che disciplinò in maniera organica la materia (D.L.Lgt.
    27.07.1944 n°159) riflette approssimativamente il contenuto della
    legislazione, che accanto a sanzioni penali ed amministrative, prevedeva
    anche le relative fattispecie, oltre ad istituti di diritto processuale,
    di diritto tributario ed a norme regolanti la devoluzione allo Stato del
    patrimonio delle disciolte organizzazioni fasciste.
    Un’adeguata sistemazione del vasto corpus legislativo inerente le
    “sanzioni contro il fascismo”, si può realizzare intorno a tre punti
    principali: a) i fatti di promozione, organizzazione e partecipazio-ne al
    fascismo in periodo monarchico e repubblicano; b) i fatti di intelligenza
    e collaborazione con i tedeschi durante l’occupazione militare; c) le
    attività neofasciste (consistenti nella riorganizzazione del disciolto
    partito fascista, nell’apologia del fascismo e nel compimento di
    manifestazioni usuali al disciolto partito fascista) incriminate per
    l’insidia che tendono alle istituzioni democratiche.

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