Verso la manifestazione del 23 Novembre – Spunti di riflessione a partire dal volantino della Rete delle Associazioni e dei Comitati contro l’eolico

Negli ultimi mesi è cresciuta, giustamente, la preoccupazione per la situazione ambientale in Molise. Lo shock di scoprire, per chi qui ci è cresciuto e ci torna solo durante le vacanze, che il territorio regionale è preda di conquistadores che cercano di imputridirlo con rifiuti di ogni genere eludendo ogni forma di controllo in nome dei loro profitti, ha segnato il passaggio di una linea d’ombra tutt’altro che letteraria.

Come abbiamo specificato più volte, il lavoro che intendiamo intraprendere con questo blog è un lavoro di (contro)informazione che funga da cassa di risonanza per chi in Molise si batte e si preoccupa di ottenere un miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, dei migranti, degli studenti e in generale delle classi sociali e dei ceti più deboli e maggiormente attaccati da un capitalismo sempre più in crisi. Una delle questioni su cui abbiamo sentito il bisogno di battere di più è stata quella legata alla situazione ambientale, a partire dall’eolico per arrivare allo smaltimento dei rifiuti, cercando – almeno teoricamente – di avviare dei ragionamenti che permettano di mettere insieme queste esperienze e di ricondurle a un quadro di analisi complessivo.

Grazie al lavoro di chi si spende su questo tema, sappiamo che proprio sullo smaltimento dei rifiuti in questo momento si gioca una partita importante per il nostro territorio; una partita inquietantemente legata a quelle che si giocano in regioni da sempre più problematiche come la Campania e il Lazio.

In questo senso le inchieste e gli articoli recenti e la prossimità di una data importante come quella del 23 novembre, corteo regionale contro la devastazione del territorio, ci hanno messo nella condizione di poter (almeno virtualmente) interloquire con quei movimenti che seguono la questione e cercano di contrastare il progressivo smantellamento del diritto alla salute e del diritto a decidere del destino del proprio territorio, che passa per la trasformazione del Molise in una gigantesca discarica abusiva.

In prossimità della chiamata alla manifestazione contro l’eolico selvaggio, abbiamo ricevuto e pubblicato volentieri il volantino del comitato che si è occupato di organizzare la giornata del 23 novembre.

Crediamo, però, che sia utile dialogare con il comitato su alcuni punti che rimangono, a nostro parere, ambigui.

Manifestare per come si sta gestendo l’utilizzo dell’eolico e lo smaltimento dei rifiuti è una cosa importantissima e imprescindibile. È importante però entrare nel merito di alcune questioni.

Il volantino del comitato chiede, come prima parte di una soluzione del problema dei rifiuti e delle infiltrazioni malavitose che cercano di accaparrarsi il territorio regionale, più risorse alle forze dell’ordine e ai magistrati. In sostanza, una maggiore militarizzazione del territorio. Innanzitutto, abbiamo difficoltà a chiedere l’intervento di quelle stesse forze dell’ordine che a Terzigno hanno investito, caricato, picchiato, malmenato, arrestato, inermi cittadini, anziani, ragazzini che protestavano contro l’apertura di una nuova, enorme, discarica incollata alle loro case. Non ci sentiamo vicini al ministro dell’interno che sbandiera a seconda della convenienza la presenza di camorristi e fantomatici spacciatori di droga fra i manifestanti di Terzigno, e che si è detto pronto a vietare, con un provvedimento anticostituzionale, ogni assembramento di persone nei luoghi della protesta. Che cosa succederà quando arriveranno gli autoblindo e le macchine con le sirene blu e quando arriveranno i soldi alle procure per occuparsi della gestione dei rifiuti e saranno i manifestanti molisani a essere trattati (dagli uni in punta di manganello, dagli altri in punta di diritto) come criminali e camorristi?

Ma oltre a questo c’è un problema ancora più grande: la questione dei rifiuti può essere ridotta a una scelta fra legalità e illegalità? Certamente, esiste un problema che genericamente può essere nominato come problema di legalità: esistono informazioni precise sul livello poco pulito (scusate l’ironia involontaria) della gestione della spazzatura e dei rifiuti pericolosi e non si può certo dire che ci sia da parte delle autorità un atteggiamento di trasparenza. Ma basta davvero chiedere l’intervento dei carabinieri, dei poliziotti, magari della protezione civile e perché no dell’esercito? Se così fosse, Terzigno sarebbe una città-giardino.

L’illegalità certo non aiuta; ma se l’inceneritore fosse perfettamente legale, diventerebbe magicamente ecologico? O meglio: cosa si fa quando è proprio la legalità favorisce la devastazione di un territorio?

L’esempio dell’eolico, di cui giustamente il volantino tiene conto nel secondo punto rivendicativo, spiega meglio questa situazione. Sappiamo infatti che una delle cause dell’invasione delle pale eoliche in Molise sta proprio nelle leggi, nazionali e regionali, che regolano il settore.

Proprio le leggi nazionali, con l’intenzione apparente di incentivare il settore, in realtà hanno fatto sì che diventasse conveniente costruire impianti eolici anche dove non tira vento, col risultato aberrante, ma legale, che una bassissima produzione di energia pulita, con altissimi profitti per pochi, posa avvenire e avvenga al prezzo di un altissimo impatto sul paesaggio e sulle potenzialità di sviluppo turistico del posto (che si tradurrebbe in possibilità di lavoro e guadagno per molti in un’attività ugualmente ecosostenibile).

A questo si aggiunge una legge regionale superpermissiva che, fra le altre cose, stabilisce che per costruire impianti di potenza inferiore a 1MW basta ottenere dal Comune interessato il permesso a costruire, e non è nemmeno necessaria la valutazione di impatto ambientale.

Un altro esempio tristemente noto è quello della Giuliani Environment che ha ottenuto attraverso la delibera regionale n.674 del 6 Agosto scorso, l’autorizzazione a realizzare e gestire un impianto per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi nel territorio di Montagano. Nel recente faccia a faccia televisivo con i rappresentanti del comitato che si oppone alla realizzazione di questo impianto l’assessore regionale all’ambiente Salvatore Muccilli ha opposto, appunto, l’argomento della legalità: la richiesta avanzata da Giuliani Environment era “in regola” e quindi non c’era motivo di negargli l’autorizzazione né di protestare. Questo basta per rendere illegittima la rivendicazione da parte dei cittadini di Montagano di decidere per l’utilizzo del loro territorio? A nostro parere, assolutamente no.

Il problema allora non è chiedere maggiore legalità e basta; si tratta, invece, di chiedere le condizioni per attuare un sistema di gestione pubblica e trasparente che non permetta di fare una discarica senza che i cittadini si pronuncino sul quando sul come e sul se.

Questo non significa, d’altro canto, cedere al teorema ingenuo secondo cui la gestione pubblica sia sinonimo di buon funzionamento e di assenza di irregolarità. Ma, certo, se per gestione pubblica non si intendono le distanti autorità regionali ma cooperative pubbliche gestite dai comitati di cittadini, dei lavoratori impiegati nel settore dei rifiuti, un ricorso a referendum per le questioni di maggiore impatto sul territorio, o quant’altro permetta un costante monitoraggio e una costante partecipazione di chi sul territorio ci vive e soprattutto ci lavora, allora forse il senso di “gestione pubblica” comincia a cambiare.

Inoltre, rivendicare le strutture adeguate per il riciclaggio, per la raccolta porta a porta e allo stesso tempo chiedere di avviare una gestione pubblica e trasparente dei programmi
di stoccaggio e smaltimento dei rifiuti, sono richieste estremamente serie e importanti e individuano un percorso di lotta che passa anche per l’elaborazione di quelle soluzioni che puntino a battersi contro un sistema di cose preso nel suo complesso.

Ma parleremo di questo a proposito del terzo punto del volantino, nel quale si chiede un piano regionale che incentivi la raccolta differenziata e il divieto di smaltire in Molise rifiuti di altre regioni. Cosa significa? Il problema, secondo noi, è estremamente complesso. Da un lato, riflette l’anarchia del modello scelto per gestire i rifiuti: invece di organizzare una riduzione a monte dei rifiuti (riciclo e riutilizzo) si lascia spazio libero alla “produzione” di enormi quantità di immondizia, cercando modi più o meno veloci di smaltimento (discariche e inceneritori). Ovvero, si cercano territori, regioni, province ecc. che fungano da tappeto sotto il quale spostare le quantità di rifiuti in eccesso che nei loro territori di origine non trovano più “cittadinanza”. L’antieconomicità di questo meccanismo è sotto gli occhi, sotto il naso e nei polmoni di tutti. Non solo non funziona (i rifiuti aumentano e il loro smaltimento – almeno nelle regioni più problematiche – è sempre più difficile, come dimostrano le cicliche “emergenze”); ma produce ulteriore inquinamento e danno ambientale, a cominciare dalla costruzione di discariche per passare agli inceneritori e per arrivare alle emissioni di anidride carbonica dei camion che portano a spasso i rifiuti in giro per l’Italia.

Allo stesso tempo, però, crediamo che abbia senso battersi per un territorio più pulito, solo se ci si batte perché tutti i territori siano più puliti. Insomma, per quanto ci riguarda, la difesa del territorio deve passare per la lotta a un modello di comportamento dannoso (in questo caso la gestione dei rifiuti). È importante, fondamentale, comprendere che il problema di Montagano, del Molise, è lo stesso di Terzigno in Campania e di Albano in Lazio.

Il problema dell’eolico selvaggio è frutto della stessa logica di devastazione ambientale che ha portato al collasso un sistema del tutto errato di smaltimento dei rifiuti e che porta a cercare di conquistare nuovi territori alla causa della discarica selvaggia con l’enorme innalzamento dei profitti delle aziende che individuano siti considerati adatti, o che investono indiscriminatamente nelle fonti alternative di energia, ma con un enorme abbassamento del diritto alla salute e del diritto di autodeterminazione di chi sul territorio ci vive e ci lavora.

Aderiamo alla manifestazione del 23 novembre e continueremo – col lavoro politico che stiamo portando avanti attraverso il blog – a diffondere i vostri materiali, per approfondire, porre ulteriori spunti di riflessione e lasciare spazio al confronto su quelle tematiche che riguardano la rivendicazione del diritto di decidere della nostra salute e del nostro futuro.

La redazione di Tratturi