Non è certo da ieri che ci ritroviamo, nostro malgrado, a denunciare il carattere reazionario dell’iniziativa politica del PD. Non crediamo sia il caso, ora, di fare la lista dei provvedimenti destroidi e antipopolari che, negli ultimi anni, il PD ha portato avanti a livello nazionale e locale. Potremmo citare le guerre “umanitarie” avallate dal governo D’Alema, o la contiguità rispetto alle politiche della troika (vedi Fiscal Compact), i rapporti con le lobby finanziarie e affaristiche, la presa di posizione a favore della TAV e contro le popolazioni della Val di Susa, la riforma Treu del mercato del lavoro, la contro-riforma scolastica e universitaria, il silenzio sulle trattative Stato-mafia, la svendita del patrimonio pubblico e le privatizzazioni (vedi Autostrade e Telecom), la riforma costituzionale in senso federalista… potrei continuare riempendo decine di cartelle fino ad arrivare alla cronaca di questi giorni.
L’amministrazione di Campomarino accoglie lo squadrista Stefano Delle Chiaie. Gli antifascisti molisani rilanciano la battaglia democratica
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del C.A.A.M
La storia si ripete. Ed è una brutta storia.
Ancora una volta, un’amministrazione molisana raccoglie la provocazione dei fascisti.
Oggi pomeriggio, a Campomarino, lo squadrista Stefano Delle Chiaie, verrà accolto con tutti gli onori, dall’assessore alla cultura Giuseppina Occhionero.
Per chi non conoscesse la storia dell’Italia contemporanea, ecco una breve biografia politica di Stefano Delle Chiaie.
OCCUPY P.ZZA PEPE
-L’attuale amministrazione ignora totalmente le duemila firme raccolte dal Comitato Isole Pedonali per la riapertura della zona pedonale;
-Nella nostra città non è mai stato applicato un piano della mobilità sostenibile che rispetti le esigenze di tutti (bambini, anziani, disabili, ciclisti, pedoni, studenti, lavoratori, pendolari,automobilisti e commercianti);
– I rilevamenti dell’inquinamento acustico e da polveri sottili nella nostra città sono allarmanti;
-Da decenni la politica di questa città non ha mai preso in considerazione un piano urbanistico efficace, preferendo ad esso un selvaggio consumo del suolo cittadino e una speculazione edilizia che è sotto gli occhi di tutti (come dimostra la bolla immobiliare che sta investendo la nostra città);
-Non esiste un piano di manutenzione del verde pubblico né dei luoghi-simbolo della nostra città come Villa De Capoa, il Castello Monforte, la Via Matris;
-Molti quartieri sono privi di centri culturali sportivi e di aggregazione;
-Non ci sono programmazioni di eventi culturali, musicali e artistici che riporterebbero in vita una città ormai spenta e vuota.
E’ QUESTA LA CITTA’ CHE VOGLIAMO?
SE SIAMO STANCHI DI DELEGARE E SOGNIAMO UNA CITTA’ DIVERSA…
OCCUPY PIAZZA PEPE
06 OTTOBRE 2012 ORE 17
ISERNIA, IN NOME DEL POPOLO ITALIANO, CONDANNA PENALE PER SETTE ANTIFASCISTI
Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Isernia, dietro richiesta del Pubblico Mnistero, emette in questi giorni un decreto penale di condanna nei confronti di sette molisani colpevoli di “aver raggiunto Via Graziani in prossimità del Palazzo della provincia di Isernia, ed aver gridato slogan del tipo “Il Molise è antifascista” ed intonando la canzone “Bella Ciao”. Proprio così si legge nel decreto emesso dal Tribunale di Isernia. Con tanto di intestazione: “In nome del popolo italiano”. Leggi tutto “ISERNIA, IN NOME DEL POPOLO ITALIANO, CONDANNA PENALE PER SETTE ANTIFASCISTI”
Solidarietà alle compagne e ai compagni del CAAM
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Circolo PRC “P. Impastato” di Campobasso
Il circolo PRC “P. Impastato” di Campobasso esprime forte costernazione per la notizia diffusasi nei giorni scorsi circa il provvedimento di condanna penale che ha colpito sette giovani attivisti del CAAM (Comitato Antifascista e Antirazzista Molisano). Il Partito della Rifondazione Comunista tiene a sottolineare la propria vicinanza alle compagne e ai compagni colpiti da tale sentenza ritenendo profondamente sbagliato criminalizzare chiunque ponga in essere iniziative volte a contrastare le organizzazioni fasciste. Leggi tutto “Solidarietà alle compagne e ai compagni del CAAM”
13 giugno. Se ci bloccano il futuro bloccheremo la città
Siamo precari, studenti, lavoratori. Siamo noi, più di tutti, ad essere colpiti dalla crisi del capitalismo globale e finanziario.
Dopo che la Bce ha regalato già 1.000 miliardi negli ultimi tre mesi a tutte le banche europee e mentre si sta decidendo in questo momento se gli Stati e la Bce devono risolvere la crisi di liquidità delle banche spagnole, la disoccupazione ha raggiunto l’11% e in alcuni paesi la disoccupazione giovanile supera il 50% (è il caso della Spagna; in Italia è del 35%).
Il Fiscal Compact impone ovunque misure di austerità che si traducono in tutti i paesi in riforme che cancellano il welfare e i diritti dei lavoratori. Dalla Grecia all’Italia, passando per la Spagna, si sta costruendo un mercato del lavoro senza regole fondate sulla sottoretribuzione e la precarietà. Il DDL Fornero, già approvato con la fiducia (nonostante non sia un decreto d’urgenza) al Senato, precarizza tutto il mondo del lavoro. Con la scusa di eliminare il dualismo del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, il governo Monti ha deciso, con mossa neoliberale, di livellare tutto verso il basso. Non si sfoltisce la giungla della contrattazione atipica, non si agevola il lavoro stabile, anzi, non si sostengono i lavoratori autonomi di nuova generazione, ma li si penalizza con l’aumento scellerato delle aliquote della già fasulla gestione separata dell’Inps. Viene eliminata ogni forma di ammortizzatori sociali.
Un DDL fatto in nome dei giovani che invece colpisce i giovani e distrugge il diritto del lavoro, eliminando l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e rafforzando ulteriormente l’articolo 8 dell’ultima manovra finanziaria del governo Berlusconi (distruzione della contrattazione nazionale collettiva a favore della contrattazione aziendale).
Di fronte a questo scempio è necessario e urgente la convocazione di uno sciopero generale da parte della CGIL.
Nel vuoto dell’iniziativa politica e sindacale, fatta eccezione dell’iniziativa della FIOM e di alcuni settori del sindacalismo di base, abbiamo deciso di rompere il silenzio e rimetterci in cammino, a partire dall’esigenza di costruire una coalizione sociale ampia, che sappia opporsi oggi al DDL Fornero, ma più in generale alle politiche neoliberali di Monti e della troika. Scegliere e costruire la coalizione, significa comprendere che ciascun soggetto non è autosufficiente, ma esiste l’urgenza di resistere ad un’offensiva senza precedenti, in un tornante della storia altrettanto inedito.
Oggi con le nostre azioni e pratiche condivise intendiamo bloccare l’approvazione del DDL Fornero
Mentre l’Europa affonda per colpa delle banche e i governi ci impoveriscono, noi non restiamo a guardare. Ci rimettiamo in movimento, per “esonerare il commissario tecnico” Monti, per riprendere in mano il nostro futuro.
Blockupy DDL Fornero
Comitato molisano No Debito
Lettera aperta alle ragazze del Duemila
Riceviamo e pubblichiamo il contributo della compagna M. Giuseppina Fusco.
Care ragazze, chi vi scrive è una ragazza del secolo scorso. Avevo trent’anni quando il Parlamento dopo quello che fu chiamato “l’autunno caldo” approvò norme a protezione delle lavoratrici madri e furono istituiti i nidi comunali. Ne avevo qualcuno in più quando vincemmo il referendum sul divorzio. Ne avevo quaranta quando vincemmo quello sull’aborto. Stavo giusto nel mezzo di quella favolosa età, quando fu approvato il nuovo diritto di famiglia, che tra l’altro riconosceva la patria potestà ad entrambi i genitori e istituiva i consultori familiari. Vigilammo su quanto di competenza locale per l’attuazione delle nuove leggi. Le leggi, noi donne lo sapevamo, sono come le idee: per camminare hanno bisogno delle gambe delle persone che ci credono. In quegli stessi anni, dopo l’orrore dei delitti del Circeo, affrontammo il tema della violenza sessuale, della necessità di una legge che punisse la violenza non come offesa alla “morale”, ma come offesa alla “persona”.
La sanità molisana ostaggio del debito (parte prima)
di Paolo Di Lella
Di cosa parliamo?
Nel capoluogo molisano, negli ultimi mesi, abbiamo visto nascere e svilupparsi un ampio fronte di mobilitazione a difesa della sanità pubblica, contro il tentativo del governo regionale – innegabilmente inserito in un più generale contesto nazionale – di smantellare il servizio sanitario pubblico favorendo il privato nell’acquisizione di settori strategici della sanità.
A livello regionale, come a livello nazionale, qualsiasi discorso inserito nel campo delle possibilità passa attraverso la questione cruciale del debito. Se in campo nazionale ed europeo è sempre vivo il dibattito sull’inevitabilità o meno del rientro dal deficit, per quanto concerne le regioni, tale opportunità è da ritenersi praticamente inattuabile sia per specificità giuridiche proprie delle istituzioni regionali, sia a ragione dell’inagibilità politica che inevitabilmente incontrerebbe una simile proposta.
In quest’articolo, quindi, assumeremo il paradigma del pagamento del debito come una prospettiva ineluttabile e, di conseguenza, procederemo ad analizzarne la struttura cercando di individuare le criticità, in altre parole quei capitoli di spesa che pesano sulla collettività senza, tuttavia, determinare un’offerta sanitaria universale ed efficiente.
Ci avvarremo, nel fare ciò, dell’ottimo lavoro di analisi compiuto in questi ultimi mesi dal Comitato Pro-Cardarelli, dal Coordinamento delle associazioni, nonché dal Comitato molisano No-Debito che, insieme al PRC, ha il merito, se non altro, di aver assunto più di ogni altra forza in campo, il punto di vista dei lavoratori dell’indotto ospedaliero e di quei cittadini che non possono permettersi servizi a pagamento. Come dire: un punto di vista di classe. Leggi tutto “La sanità molisana ostaggio del debito (parte prima)”
Assediamo il Consiglio regionale contro la mercificazione della sanità!
La Regione Molise sta per decretare la morte dell’Ospedale pubblico Regionale “Cardarelli”. La motivazione addotta è la stessa che i cittadini italiani si sentono ripetere oramai da mesi: il debito. Vorrebbero farci credere che la responsabilità del deficit regionale è di tutti.
Noi non ci stiamo! I responsabili sono gli amministratori politici che negli ultimi venti anni hanno fatto confluire fiumi di denaro verso le strutture private creando clientele e distribuendo favori con il solo scopo di costituire una solida base elettorale.
Ora, quelle stesse strutture private – in primis la Fondazione Giovanni Paolo II – si preparano ad accogliere i reparti pubblici in dismissione dando così vita ad una gestione mista che rende ancora più ingarbugliato il quadro dei servizi indispensabili ai cittadini, dei contratti di lavoro e del controllo di spesa.
Di fatto, l’operazione rientra nel più ampio progetto di espropriazione dei beni comuni a danno della collettività. Vogliono privatizzare anche i servizi essenziali per garantire a tutti i cittadini una vita dignitosa! Per sanare i LORO debiti vogliono trasformare in merce il diritto alla salute.
Cittadine e cittadini, é ora di ribellarsi!
E’ ora di mettere i responsabili politici di questo scempio con le spalle al muro!
Che ci guardino almeno negli occhi prima di deliberare l’ennesimo atto di macelleria sociale!
Martedì 17 Aprile dalle ore 10 circondiamo il Consiglio regionale!
Una battaglia vincente (Ma solo a patto che sia popolare e territoriale)
di Maria Giuseppina Fusco*
Il tema del diritto alla salute può essere affrontato da tanti punti di vista: il nostro è semplicemente quello dei cittadini, che la salute considerano un “bene comune”, un diritto dell’individuo e un interesse della collettività, da tutelare e da garantire. La miglior tutela ci sembra un efficace sistema sanitario pubblico. Non penseremmo certo a chiudere cliniche e laboratori di analisi gestiti da privati, ma pensiamo che il Costituente nello scrivere “La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” ipotizzasse un sistema pubblico (e non a caso nello stesso comma dice che la Repubblica “garantisce cure gratuite agli indigenti”). Non dimentichiamo mai che la sanità pubblica, proprio perché è pubblica, è di tutti i cittadini e deve essere messa in condizione, dai pubblici poteri, di dare risposte valide ed efficaci a tutti i loro bisogni di salute.
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