Un muro da abbattere e la potenza di una storia collettiva

occupymordor-xm24-140413-webNegli ultimi mesi abbiamo parlato diverse volte, su questo blog, degli spazi sociali occupati e in pericolo di sgombero in giro per l’Italia, e di quanto sarebbe necessario avere anche in Molise uno spazio libero e autogestito, in cui fare cultura e socialità al di fuori delle logiche di mercato, in cui fare politica senza dover avere la tessera di qualche partito.

Abbiamo parlato anche – questo un annetto fa- di Blu e del suo murales antimilitarista al Terminal di Campobasso, che alcuni amministratori miopi e ignoranti avrebbero voluto cancellare per il suo significato sovversivo.

Non possiamo che raccontarvi, allora, la bella iniziativa di domenica scorsa a Bologna, quando davanti a diverse centinaia di spettatori – ma spettatori solo per quella sera, come si è precisato all’inizio!- Wu Ming ha raccontato e spiegato la recente opera di Blu sul muro di ingresso di XM24.

Qui potete esplorare il murales in tutti i suoi dettagli, qui potete leggere un articolo che lo descrive e qui  trovate alcuni materiali audio e video sulla serata.

Blu ha dipinto un muro che, secondo i piani del Comune di Bologna, dovrebbe essere presto abbattuto, assieme a parte dell’ex mercato, che da anni è la casa di una costellazione di collettivi e punto di riferimento per il quartiere, con attività sociali che vanno dall’orto alla scuola di italiano con migranti alla palestra popolare, dalla ciclofficina al mercato contadino settimanale. Tutto questo rischia di essere spazzato via per far posto ad una rotonda, a quanto dicono, essenziale per la viabilità del quartiere, al centro di un ampio progetto di quella che chiamano “riqualificazione edilizia”.

Ma l’epilogo di questa storia, contrariamente a quello che gli amministratori pensano, rimane ancora da scrivere, perché si tratta di una storia collettiva. La battaglia, anche se disperata, è ancora aperta, sembra voler dire Blu. Si fronteggiano da un lato la Bologna dei salumieri, dei commercianti (con una cassa al posto della testa), dei politici-pinocchio circondati dai giornalisti, la Bologna del cemento e delle auto, difesa dalle forze dell’ordine, che va all’attacco lanciando mortadelle e distruggendo con le ruspe. Dall’altro, una moltitudine di persone, dove a fatica si riconoscono la bandiera no-tav, quella no-vat e quella antifascista, le biciclette della critical mass, i mediattivisti di Indymedia e di Autistici/Inventati, e poi nelle retrovie una squadra di attacchinatori e una di contadini, che fornisce le munizioni: angurie, zucche e altri ortaggi. C’è Xm24, con la bandiera con il cane, il topo e il piccione, c’è Bartleby, con i book-block, c’è Atlantide, al cassero di Porta Santo Stefano, lungo le mura della città. Non mancano i rimandi a tutta una mitologia tolkieniana che gli appassionati sapranno decifrare meglio di noi. Sauron domina la città sotto forma di un grande occhio sospeso sopra la Torre degli Asinelli; il sindaco è rappresentato con la fascia tricolore e l’armatura di Sauron, e si contende l’anello con l'”ex candidato sindaco” Willie. Dalla parte dei buoni, un Brabalbero con l’estintore in mano ci ricorda Genova 2001.

Un pezzo di storia, non solo bolognese ma dei movimenti italiani degli ultimi anni, racchiuso in una grande opera d’arte, che ci auguriamo resti dov’è insieme alla storia collettiva che rappresenta.